Il Fermi al CALEIDOSCOPIO

Diplomati, esiti e aspettative di studio e di lavoro.
Report delle indagini.

Daniele Bindo

Un pezzo di storia dell'istituto si ricava anche attraverso le diverse indagini condotte sui diplomati.
Una prima ricerca è stata realizzata tra la fine del 1982 e i primi mesi del 1983 dall'Assessorato alla Formazione professionale della Provincia di Modena, con attenzione agli sbocchi occupazionali.
Furono considerati, in particolare, nell'arco del decennio 1970/80, gli anni di diploma "pari", in uno schema di annate alterne; i dati vennero raccolti attraverso questionari postali costituiti da 48 domande e inviati nel numero complessivo di 671.
Risultò rispondere il 60% dell'universo considerato.
Le domande del questionario erano relative a diversi aspetti dell'esperienza scolastica e dell'inserimento al lavoro, seguendo uno schema, già utilizzato dal Prof. Vittorio Capecchi e altri, in un'indagine del 1980 sull'ITI Aldini Valeriani di Bologna.
I risultati furono resi pubblici in un articolo, pubblicato sul periodico Orientamento scolastico e professionale a cura della Dr.ssa Raffaella Zanzi, funzionario dell'Assessorato F.P. della Provincia di Modena. Venivano evidenziati, in particolare, l'estrazione sociale, gli aspetti motivazionali delle scelte di indirizzo di studio, la valutazione soggettiva dell'iter formativo, gli sbocchi occupazionali dei diplomati.
Tra il 1970 e il 1980 erano in prevalenza artigiani ed operai dell'industria ad iscrivere i figli all'istituto Fermi: ne motivano la scelta, per lo più, "per interesse e propensione verso questo canale di istruzione" e, in parte, "per esigenze di occupazione subito dopo il diploma".
Richiesti di giudizi sulla preparazione tecnico professionale, sulla formazione individuale complessiva ricevuta, sull'insegnamento e le attrezzature didattiche, i diplomati di quel decennio si esprimono in forma largamente positiva; con riferimento alla conoscenza e inserimento nel mondo del lavoro, i giudizi sono, invece, di sufficienza (poco meno della metà degli intervistati), negativi (il 22%), positivi (il 28%).
Non mancano suggerimenti al riguardo nelle "Osservazioni" che i compilatori avevano posto, come spazio libero, al termine del questionario.
Negli anni considerati, la scelta intrapresa dopo il diploma risultava per lo più indirizzata verso il mercato del lavoro: a due anni dalla maturità risultavano frequentare esclusivamente un corso di studi universitario l'l1% dei diplomati 1978 e il 13% di quelli 1980.
La destinazione occupazionale risultava in larga misura l'industria, in particolare metalmeccanica e ceramica.
I ruoli tecnici erano i più diffusi, ma emergevano anche sbocchi di lavoro autonomo di un certo rilievo numerico, soprattutto a diversi anni dal diploma.

Una seconda indagine è stata realizzata a Maggio 1993 dall'Agenzia Scuola − Mondo del Lavoro, promossa dal Provveditorato agli Studi, dalla Camera di Commercio, dalla Provincia, dall'Associazione modenese per la Formazione aziendale.
Nell'ambito di una più generale ricerca su diversi istituti tecnici e professionali, tesa ad evidenziare gli sbocchi occupazionali, furono intervistati con questionario postale e recupero telefonico i diplomati Fermi dell'anno 1989 (118), nella misura di circa il 90%.
Rispetto all'indagine precedentemente richiamata, emerge con grande evidenza la crescita della propensione verso la continuità degli studi (escludendo i diplomati dei corsi serali, circa il 40%).
Gli esiti professionali rilevati vengono giudicati conformi al titolo di studio per l'84% e strettamente attinenti al diploma per oltre il 46%.
Sono per il 95% attività di lavoro svolte alle dipendenze, per lo più a tempo pieno, per il 75% con contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Dalle notizie raccolte in ordine alle professioni e titoli di studio dei genitori, si nota come si sia arricchita la base sociale di provenienza dei diplomati: non più solo famiglie operaie, ma anche ceto medio tecnico, impiegatizio ed anche occupato in lavoro autonomo, con un accrescimento dei livelli di istruzione posseduti dai genitori.
A Maggio 1997, nell'ambito di una più complessiva indagine condotta sui diplomati degli istituti tecnici, professionali e d'arte della scuola pubblica in provincia di Modena, in occasione del 40° del Fermi sono stati osservati gli esiti di studio e di lavoro dei diplomati 1990/94 e le aspettative dei diplomandi 1997. La prima indagine è stata condotta attraverso un questionario telefonico, la seconda attraverso un questionario cartaceo somministrato direttamente in aula ai diplomandi.
Abbiamo cosė ottenuto notizie relative complessivamente a 740 diplomati e diplomandi, rispetto ad un universo totale di 852 allievi del Fermi.
Delle indagini è stato pubblicato un report a stampa, distribuito nel corso delle iniziative del 40°.
L'interesse personale e il prestigio dell'istituto sono le motivazioni principali della scelta del Fermi: una costante, prendendo a riferimento anche quanto emerso dalla ricerca 1983.
Stabile nel tempo appare anche il giudizio che gli ex allievi danno in relazione agli studi seguiti; valutano in forma decisamente positiva la preparazione tecnico professionale, i programmi e metodi d'insegnamento, la dotazione di strutture e attrezzature didattiche. Sono meno generosi nel giudizio sulla formazione culturale generale ricevuta, soprattutto coloro che hanno proseguito gli studi all'Università.
Come già i loro colleghi diplomatisi negli anni'70, ritengono ancora insufficienti e "critici" i contatti con il mondo del lavoro, che hanno stabilito durante l'iter scolastico, per lo più, per lavori estivi saltuari.
Dagli studi universitari si aspettano, in particolare, più formazione per una professione maggiormente retribuita e più cultura personale.
Proseguono gli studi in misura relativamente crescente: tra i diplomati 1994 (corsi serali esclusi) la quota di studenti è pari al 42% del totale; tra i diplomandi 1997 chi intende dedicarsi agli studi universitari full time o part time, anche lavorando saltuariamente, rappresenta oltre la metà dell'universo considerato. Osservando la temporalità della condizione, la scelta di studente è premeditata, ovvero meditata per i più appena conseguito il diploma (si iscrivono l'anno stesso): una scelta spesso operata anche per riflettere ancora (per la componente maschile vi è anche l'adempimento dell'obbligo di leva spesso sfasato rispetto all'anno di conseguimento del diploma).
I più si orientano verso l'area di ingegneria elettronica, informatica, ecc. e verso i corsi di laurea scientifica (chimica, ecc.). Ma anche chi si è occupato − il 57% dei diplomati nel periodo 1990/94 − ha intrapreso iter formativi dopo il diploma (iscrizioni universitarie, corsi FP, di cultura − inglese ed informatica in particolare − o corsi aziendali).
Il 70% dei diplomati Fermi 1994 al lavoro (circa 6 diplomati ogni 10) svolge una professione tecnica gerarchicamente e per lo più anche tipologicamente coerente con il diploma conseguito.
Il confronto fra professione esercitata e professione desiderata, se letto anche ponendo attenzione ai giudizi sul lavoro e sulla coerenza tra diploma e lavoro, offre un panorama di sicuro interesse, che rappresenta in sintesi anche le principali novità intervenute nel tempo.
Ad eccezione di casi estremamente limitati, il diplomato Fermi si legge professionalmente in un ruolo tecnico (le attività intraprese a carattere commerciale, impiegatizio e ancor più le funzioni operaie non qualificate non lo trovano disponibile in forma stabile).
Anche chi ha mantenuto la condizione di studente iscrivendosi all'università o chi è occupato con iscrizione all'università ha come obiettivo, comunque, un ruolo specialistico e/o di tecnico laureato.
L'esistenza diffusa di condizioni professionali "miste" di lavoratori studenti e di studenti che anche lavorano emergono sia dall'indagine sugli esiti che dalla rilevazione sulle aspettative.
Chi lavora esprime generalmente un giudizio più che positivo sul lavoro nel suo complesso, ma dalle risposte emergono anche fattori specifici di sofferenza.
Innanzitutto, relativamente al giudizio sulla retribuzione (che ritengono lontana dal valore atteso).
Nelle aspettative, sono disposti ad una mobilità territoriale anche extra − nazionale in presenza, comunque, di un lavoro stabile e qualificato; ma negli esiti osservati sono per lo più "modenesi" alle dipendenze.
I diplomati risultano in sostanza "attesi" all'uscita della scuola.
Il lavoro autonomo (6% del totale) non è l'esito dei primi anni dei loro ingresso al lavoro; lo sarà forse dopo, almeno sulla base delle esperienze osservate tra i loro colleghi degli anni'80.
Manca per gli occupati un tempo libero sufficiente dopo il lavoro (soprattutto per la componente femminile), giudicano molto bene il loro istituto, cui appaiono sinceramente legati anche a sei, sette anni di distanza dal loro diploma.
Lavorano in prevalenza nelle industrie manifatturiere (nella sola componente maschile per il 70% e oltre), in particolare nelle aziende meccaniche, di fabbricazione di macchine elettriche ed ottiche, ceramiche e chimiche; per un quinto sono occupati nelle attività di servizio: in ditte di informatica, ricerca e sviluppo, in studi professionali, nella pubblica amministrazione, nell'istruzione, nella sanità.
Per quanti sono occupati alle dipendenze il contratto di lavoro è per lo più a tempo indeterminato e a tempo pieno.

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