Le più belle

Massimo Rinaldi

C'eravamo

quando tutti avevamo i capelli lunghi,
quando Claudio si tagliò tutti i capelli,
quando gli studenti e i professori fumavano in classe,
quando solo il professore fumava in classe,
quando nessuno fumava più in classe, ma studenti e professori fumavano nei corridoi,
quando portavamo i pantaloni a campana,
quando gocce di acido cloridrico e/o solforico e/o nitrico bucavano i nostri pantaloni a campana,
quando portavamo i pantaloni a campana bucati, non per moda ma per necessità,
quando il maglioncino di tessuto sintetico esaltava la carenza di deodoranti,
quando potevi trovare il tuo cappotto sventolare come una bandiera sulla cima del pennone,
quando c'era l'assalto al banchetto dei panini con tonno e cipolline,
quando nella "Villa" c'era la mensa con cucina e cuoche vere,
quando non avevamo che i soldi per una "spuma" da bere al bar di fronte,
quando scoprimmo che il tappo della "spuma" era il bicchiere del pappagallo della barista,
quando si giocava a "pigugno" nello stanzino del "Mov.Stud.",
quando il Cile libero venne coperto da un velo nero,
quando ci sfiorò la truce logica della lotta armata,
quando ci colpì la gioiosa creatività degli "indiani metropolitani",
quando succedeva tutto a Bologna (o addirittura a Zocca!) e a Modena niente,
quando F. Vaccari insegnava fìsica trattando di "topi sferici" o di elefanti seduti su stufe accese,
quando F. Vaccari raccontava storie Zen, parlava di pop−art e di poesia visiva,
quando Amanda Lear apparendo sul paginone centrale di Play−boy ci tolse ogni dubbio,
quando Ronchetti aveva i baffi neri,
quando la Rosa ci minacciava con lo spazzettone,
quando Ori disegnava aree di bassa pressione e perturbazioni atlantiche incombenti sull'Europa,
quando Miller creò in laboratorio una delle più inquietanti nubi tossiche della storia,
quando si cantava intorno a chitarre scordate,
quando avevamo le ragazze al "Corni femminile",
quando venivamo scaricati dalle ragazze del "Corni femminile",
quando scoprimmo che le ragazze del Fermi erano più belle.
Ci siamo stati dopo, e ci siamo
ovunque ci sia qualcosa da dire, da fare, di cui interessarsi,
ma anche dove sembra non ci sia niente da dire, da fare, di cui interessarsi,
perché sappiamo che niente è peggio di silenzio, inerzia, indifferenza.