SCUOLA "PALESTRA DI VITA": un'apertura sulla realtà

Francesco Ferri 4C

Anche quest'anno noi studenti di 4C abbiamo iniziato, su proposta del prof. Govoni, un'attività di aiuto a persone disabili durante l'ora di educazione fisica. Voglio quindi raccontare di questa esperienza e, soprattutto, dire come essa abbia fino ad ora dato frutti in termini educativi.
Il primo incontro con i ragazzi disabili non è stato facile: tutti abbiamo avvertito il momento di disagio iniziale, esplicitato in un breve silenzio imbarazzato. È valsa la pena chiedersi di cosa fosse espressione quel silenzio.
Io mi sono accorto che il disagio che all'inizio abbiamo provato esprime una sensazione di impotenza ("io cosa posso fare davvero per loro?") che diventa poi sintomo di una nostra resistenza: "non è possibile che io non possa cambiare le cose!" Questo è il punto in cui uno, se è onesto, si arrende e riconosce che le cose, le persone, i ragazzi disabili, la realtà tutta è di un Altro, è fatta da un Altro.
La difficoltà di approccio si è risolta poi grazie all'iniziativa di alcuni ragazzi disabili che, in alcuni casi, ci hanno subito scelti come loro accompagnatori.
Pensando a ciò che Roberta, la persona affidata a me e ad altri compagni, continuamente ripeteva − parlava dei suoi amici, degli ospiti che i giorni successivi sarebbero andati a trovarela, di cosa la aspettava al ritorno dalla palestra - mi sono reso conto con stupore di quanto fosse umanamente genuino il suo desiderio: chiunque di noi prova l'attesa di qualcosa di bello e vorrebbe gridarla al mondo, non ignorarla o sterilizzarla.
È nata quindi la domanda: io sono davvero sincero con la mia attesa di bellezza e di felicità?
Di fronte alla mole di provocazioni scaturite da questa attività è nato un interessante momento di dibattito durante l'assemblea di classe che ha permesso un confronto relativo alle ragioni di ciò che stavamo facendo e alla necessità di giudicare ciò che stava accadendo durante l'ora di educazione fisica.
Io ho scoperto che il modo più vero di stare insieme ai ragazzi disabili (così come di fronte a tutte le cose) è considerarli per ciò che pienamente sono: essi sono, come noi, espressione di quell'Altro e richiamo a quell'Altro perché è altro da noi che li fa e perché, stando con loro, si scopre che essi hanno lo stesso nostro desiderio di pienezza proiettato verso l'infinito.
È quindi nato in me il desiderio sincero di potere imparare dai ragazzi disabili a guardare le cose con quella semplicità umana che non reprime il desiderio e quell'attesa di bellezza e compiutezza che loro esprimono.
Tutto questo mi ha pure richiamato alla funzione fondamentale che la scuola ha anche nell'ambito delle materie ordinarie: quella di stimolare, provocare gì studenti ad uno sguardo sempre più grande, più totale sulle cose, di aprire la ragione per cogliere tutti i fattori della realtà.
Ringrazio dunque coloro che permettono che ciò avvenga.

IL RINGRAZIAMENTO DEI RAGAZZI DISABILI NOSTRI OSPITI NELLE ORE DI EDUCAZIONE FISICA.

IL RINGRAZIAMENTO DEI RAGAZZI DISABILI NOSTRI OSPITI NELLE ORE DI EDUCAZIONE FISICA