DAL 40° AL 50°

Luciano Ronchetti

Terminavo il pezzo scritto sul libro del 40° ("Un grande passato nel futuro Fermi") con una specie di commiato. Da circa vent'anni ero preside e cominciavo ad avvertire la necessità oggettiva, ma non anche soggettiva, di lasciare. Quando si rimane in un posto di responsabilità molto tempo si rischia di rallentare l'impegno, di diventare conservatori e non capire il nuovo. Ne ero consapevole, ma non mi mancava la voglia di rimanere e di continuare a vivere le mie giornate in un ambiente magnifico, stimolante, sereno e allegro, in mezzo ai ragazzi ed ai docenti con i quali avevo ormai stabilito legami che andavano oltre l'amicizia. E' da allora che di tanto in tanto dicevo che volevo andare in pensione, avendo peraltro maturato l'età e gli anni di contributi richiesti. Ho però sempre rinviato la decisione. Mi piacevano troppo la scuola e il mio lavoro, e al timore di rimanere su quella sedia oltre ogni ragionevole limite facevano da contrappeso le tante testimonianze di stima e gli inviti a rimanere che venivano da insegnanti, genitori, studenti ed amici. In particolare sentivo profondamente gli inviti a rimanere che mi rivolgevano molti alunni, che credo apprezzassero la passione con cui cercavo il dialogo e l'impegno a risolvere i problemi. Quando me ne andai davvero vollero farmi un regalo di un certo valore. Pensai, forse con un po' di presunzione, che era raro che gli alunni di una scuola ringraziassero così il loro preside. Per questo la mia uscita dal Fermi fu un momento doloroso. Sì, perché sarei rimasto ancora volentieri, ma raggiunti i 65 anni, cioè l'età in cui il pensionamento è automatico, per rimanere avrei dovuto farne richiesta, ciò che mi sembrava un atto di superbia. E poi forse cominciavo a sentire il bisogno di non portare più sulle spalle una responsabilità che io sentivo fortemente. Ad una certa età le facoltà intellettuali cominciano a declinare ed è pericoloso non chiedersi se si è ancora all'altezza dei compiti che ti sono stati assegnati e delle responsabilità che hai. Se ritornassi indietro, valutando soprattutto le attestazioni ricevute quando sono andato in pensione.... ma ragionando non con il cuore credo di avere fatto la cosa giusta. Nostalgia? Sì, tanta. Perché è molto più gratificante impegnarsi che essersi impegnato.
Cosa è accaduto al Fermi negli anni che vanno dal 1997 al 2005 ?
Non fatti eclatanti, nè salti di continuità col passato. L'istituto ha accresciuto il suo prestigio e la sua fama, come dimostrato dalle tante richieste di iscrizione, molte delle quali nell'indirizzo di Elettronica e Telecomunicazioni, non accolte causa il numero chiuso. Il corso serale si è via via esaurito, essendosi esaurita l'area da cui provenivano i lavoratori−studenti. Nel contempo sono aumentati enormemente i corsi per adulti (in Informatica e lingue straniere). Migliala sono i modenesi che li hanno frequentati. Questi corsi, oltre a portare prestigio e fama all'istituto, ci hanno consentito di avere entrate autonome notevoli, con le quali si è potuto tenere alto il livello delle dotazioni di laboratorio.
Sono stati anche anni di grandi dibattiti, soprattutto nel Collegio dei docenti, sollecitati da leggi di riforma per lo più annunciate, solo parzialmente approvate nelle legislature 96−01 e 01−06 e sostanzialmente mai entrate in vigore, almeno nella secondaria superiore.
Sono continuati i grandi successi del Fermi nelle attività para−scolastiche ed extra−scolastiche.
Voglio qui ricordare, non potendo fare un elenco lunghissimo, la conquista del titolo di campioni d'Italia di scacchi, nonché le tantissime vittorie ai provinciali e le tante ai regionali di scacchi. Le conquiste più prestigiose però le abbiamo conseguite nei giochi della Chimica: quasi sempre primi e tanti piazzamenti nella fase regionale, sempre fra i selezionati in campo nazionale, una volta fra i quattro scelti per le Olimpiadi, alle quali, lo voglio ricordare, nel 94 e nel 96 abbiamo conquistato la medaglia d'argento. Ho sentito spesso dire che era facile vincere con dei ragazzi selezionati, ma nel corso di Chimica degli ultimi vent'anni solo una volta abbiamo fatto una selezione delle domande di iscrizione. Abbiamo vinto quindi con ragazzi normali, e perciò un qualche merito della nostra scuola ci deve essere riconosciuto.
Ai ragazzi di Chimica si devono anche due iniziative importanti, strettamente collegate.
La prima, "il Fermi per l'ambiente", coordinata dalla prof.ssa Brunella Balestrazzi. Da parecchio tempo quasi tutte le classi del triennio di Chimica si impegnano in ricerche sulle sostanze inquinqnti, esponendo i risultati in una mostra alla fine di ogni anno scolastico.
Chi l'ha vista ha potuto apprezzare la preparazione, la competenza e l'impegno dei nostri alunni sui temi ambientali, la loro consapevolezza che il nostro futuro dipende in gran parte dall'utilizzo che sapremo fare delle nostre scoperte scientifiche e delle nostre tecnologie, e soprattutto delle risorse naturali il cui uso non può coincidere con la loro usura, come avviene ora.
La seconda, "La scuola adotta un monumento", coordinata dalla prof.ssa Rossella Cremaschi. Si tratta di una ricerca iniziata quattro anni fa e ancora in corso sul decadimento dei nostri monumenti a causa dell'inquinamento. I nostri alunni, di varie classi, ne hanno studiato le cause, gli effetti e gli interventi necessari per riportarli all'antico splendore. I risultati sono stati pubblicati in un opuscolo e messi in un D.V.D. Il lavoro ha ricevuto ampi riconoscimenti. Anche gli alunni di Elettronica si sono impegnati, in collaborazione con l'Arpa e con l'Amministrazione Provinciale, in ricerche sull'inquinamento elettromagnetico. I risultati di queste ricerche sono poi stati elaborati e fatti conoscere. Ampi sono stati gli apprezzamenti. In questo C.D. troverete descritte in dettaglio tutte queste iniziative.
In questi ultimi anni molti nostri diplomati si sono iscritti all'Università. E' per questo venuto meno il ruolo del Fermi, che era quello di preparare dei tecnici intermedi per le aziende modenesi ? In parte questo può essere vero, perché le aziende cercano spesso i nostri diplomati e raramente riescono a convincerli ad entrare subito nel mondo del lavoro. Tuttavia una volta laureati, e quasi sempre in materie tecnico−scientifiche, essi tornano poi nelle aziende più qualificati e quindi maggiormente in grado di fare innovazioni e di contribuire allo sviluppo tecnologico, di cui c'è grande bisogno per competere sui mercati internazionali.
Il Fermi ha quindi ancora un ruolo importante, e credo l'avrà anche in futuro. Ne discuteremo al convegno che faremo verso la fine dell'anno, una delle tante iniziative, forse la più importante, organizzate in occasione del 50°. Chi ha partecipato e parteciperà a queste iniziative, e sono stati e saranno tanti, sentirà l'orgoglio di avere vissuto, come studente, come docente, impiegato o bidello, in una scuola che gli ha segnato la vita. Per alcuni, come me (ma credo anche altri), il Fermi è stato la quasi totalità della vita.