SOLLETICARE GIOVANI CERVELLI

Fausto Gozzi, Gianni Raimondi
(imprenditori elettronici, diplomati rispettivamente negli a.s. 1970/71 e 1971/72)

Siamo due imprenditori che lavorano insieme dal 1985, anno in cui abbiamo fondato una società di progettazione di automazioni e controlli di processo. La nostra azienda opera nel settore elettronico ed informatica, i nostri progetti governano impianti e sistemi che sono utilizzati da industrie e in stabilimenti in diverse parti del mondo.
Le nostre strade si sono incrociate al Fermi dove, distanziati di un anno, entrambi frequentavamo il corso B. Dopo il diploma ci siamo ritrovati a lavorare nella stessa azienda.
Quel periodo fu molto importante perché tutti e due abbiamo avuto l'occasione di viaggiare per motivi di lavoro, in diversi paesi, venendo a contatto con realtà estremamente diverse dalla nostra. Questo, oltre che arricchirci professionalmente, soddisfaceva l'antico desiderio, tanto coltivato sui banchi di scuola, di vedere finalmente il mondo coi propri occhi e non attraverso le illustrazioni e i racconti dei libri di testo.
Dopo alcuni anni venne il momento in cui volevamo misurare noi stessi in modo più totale, e fu così che trovammo la forza, il coraggio e la determinazione di iniziare una attività autonoma. Crediamo che l'entusiasmo di quei primi momenti ci guidi ancora, soprattutto perché non si è esaurita la voglia di sperimentare le nostre capacità e il nostro desiderio di autonomia.
Non è certo una forzatura affermare che tutto questo un legame con la scuola di provenienza ce l'ha. Infatti, il Fermi ci ha aiutato ad acquisire la consapevolezza delle nostre capacità, ha stimolato, grazie ad un ambiente libero e vivace, la formazione e la definizione di un carattere capace di confrontarsi con gli altri. Non possiamo dimenticare che la nostra vita scolastica si è sviluppata nel bel mezzo della contestazione studentesca, quando le assemblee erano all'ordine del giorno e tutti sperimentavano in esse la propria disponibilità al rispetto del prossimo.
Il rapporto tra noi studenti e tra compagni di classe, non si esauriva però in quei momenti di democrazia sperimentale, ma si prolungava nel lavoro didattico, di apprendimento. Il Fermi ci ha aiutato a non rimanere esecutori e consumatori passivi, ma ci ha stimolato a prendere delle decisioni autonome.
Fondamentale è stato, poi, il rapporto con gli insegnanti, molto aperto e costruttivo, che solleticava i nostri giovani cervelli a confrontare idee e conoscenze con l'esperienza di chi era lì per guidarci nella crescita. Ciò è stato fatto con l'autorevolezza di chi conosceva profondamente le materie e proprio per questo non doveva imporle con autorità.
La preparazione tecnica ricevuta si è rivelata abbastanza vicina alle necessità del lavoro che abbiamo affrontato, anche se abbiamo dovuto impegnarci notevolmente per recepire tutti gli aggiornamenti che il continuo progredire della tecnologia impone ad un'azienda che vuole mantenere un posto di avanguardia nel mercato.
Oggi, che il Fermi celebra il suo quarantesimo anno, ci troviamo nella posizione di chi frequentemente esamina richieste di lavoro da parte di neo−diplomati. Resta naturalmente importante la preparazione tecnico−scientifica dei periti, ma, nel tempo, è cresciuta la necessità di saper comunicare.
Per questo crediamo che una buona preparazione anche nelle discipline umanistiche possa facilitare e valorizzare l'esercizio di una professione che resta eminentemente tecnica.

Studente