DIFFICILE

Enzo Francesca
(studente, diplomato a.s. 1994/95)

Difficile parlare del Fermi, difficile come fare un tema sui propri genitori o su se stessi. Vi ricordate, vero, quegli odiosi e noiosi titoli che ci vendevano come facili, ma che in verità si rivelavano più ostici di un tema sul pessimismo cosmico del Leopardi.
Difficile parlare del Fermi, difficile essere obiettivi nei riguardi di una realtà che ha rappresentato la tua seconda casa per cinque anni (anche se alcuni hanno preferito continuare a pagare l'affitto ancora per un po'). Non cinque anni qualunque, anzi forse i più importanti della tua giovinezza, anni in cui vivi profondissimi e continui mutamenti del tuo essere, anni in cui il tuo cervello si affina, è costretto a rimanere in costante allenamento e viene finalmente coadiuvato da un bagaglio di conoscenza ed esperienza che cresce inarrestabile, anni in cui fai le prove per scegliere che tipo d'uomo sarai domani.
Difficile parlare del Fermi e di quegli anni: anni in cui non sei mai solo, fai parte di una classe fatta di tanti individui che come te stanno facendo un viaggio che li porterà lontano.
Già, i tuoi compagni di classe, che immane risorsa, che splendida compagnia, che campionario di caratteri cosi diversi, ma cosi uguali: il secchione, il lavativo, lo sbadato, il giullare, il musicista, l'atleta, l'artista, il sognatore, il tonto, il dongiovanni.....
La classe, una fantastica entità collettiva in cui puoi sentirti protetto come se fossi in un bunker o isolato come se ti trovassi in un deserto, una seconda famiglia, ma soprattutto fonte inesauribile di confronto.

Difficile parlare del Fermi senza lasciarsi prendere dai ricordi.
Come dimenticare la fierezza che ostentavamo nei confronti dei ragazzi delle altre scuole quando ci chiedevano: " ... ma che scuola frequenti?!"
Come dimenticare i mitici proff . bersaglio dell'odio più assoluto, ma anche dell'ammirazione più completa, catalizzatori degli epiteti più cattivi, dissacranti e sconsiderati del mondo, ma anche delle richieste di aiuto o proroga più assurde, mai sentite!
Come dimenticare i bidelli e le bidelle chiamati sempre per nome, che avevano sempre un sorriso da regalare, una lamentela da esporre, una parola da scambiare!
Come dimenticare l'unto del gnocco fritto proveniente dal bar interno, unto anche lui ormai da anni di olio e colesterolo, le partite a pallone nell'ora di pranzo, i pomeriggi d'inverno in laboratorio che si trasformava spesso in dormitorio!
Come dimenticare le feste, i tornei di scacchi, le gite e come dimenticare Ronchetti: più "baffo" che Luciano, più capitano della nave che preside della scuola!
Difficile parlare del Fermi specialmente adesso che non ci siamo più, ma di cui ci sentiamo parte comunque, e troviamo irresistibile la voglia di fermarci ed entrare ogni volta che ci passiamo davanti, alla ricerca di quelle sensazioni perdute, di quella gioia che solo una grande scuola come l'I.T.I.P. "Enrico Fermi" ti può regalare.
Difficile parlare del Fermi?
Forse no....