LA ZONA D'OMBRA

Maria Rita Cattani (insegnante)

Sono un'insegnante "giovane" dell'istituto "Enrico Fermi" di Modena. Giovane non per l'età anagrafica, purtroppo, ma per anzianità di servizio: ho iniziato infatti a lavorare in questa scuola nel 1994, dopo aver sperimentato, nella scuola statale, anni di ripetuti trasferimenti da un istituto all'altro, in una sorta di imposto nomadismo che mi impediva di mettere radici e di instaurare rapporti duraturi con gli alunni, con i colleghi, con il personale amministrativo ed ausiliario.
Il mio primo impatto con questa scuola fu, per certi aspetti, disorientante. Ricordo che, entrando in sala insegnanti, provai immediatamente, nei confronti dei colleghi, una sensazione di isolamento, che solo alcuni giorni più tardi riuscii a spiegarmi e a giustificare, con il fatto che gli insegnanti del Fermi, scuola provinciale, non sono sottoposti alla giostra dei trasferimenti che sconvolge la continuità didattica negli istituti statali, ma sono "fissi" da anni, hanno cementato le loro conoscenze trasformandole in rapporti solidi, basati su anni di collaborazione e di condivisione di esperienze. Può essere quindi più difficile, per l' "ultimo arrivato", inserirsi in una catena di relazioni così consolidate; tuttavia, superato il primo impatto, mi sono resa conto di lavorare con colleghi motivati, impegnati seriamente nel loro lavoro, aperti a costruttivi rapporti di collaborazione didattica e formativa.
Ho potuto apprezzare e condividere, in modo particolare, la serietà di giudizio che caratterizza le fasi di valutazione quadrimestrale degli alunni, volta sempre alla ricerca dell'obiettività ed improntata alla volontà di premiare gli atteggiamenti di reale impegno e di costruttività. Una nota particolare merita la disponibilità, dimostrata da tutti i colleghi, ad ascoltare i problemi dei ragazzi, a considerarli quindi non solo dei contenitori ed elaboratori di conoscenze, ma anche, ed in primo luogo, persone, con le loro aspirazioni, debolezze e problemi. Credo proprio che quest'ultimo aspetto, pur in presenza di lacune ed errori in cui, umanamente, possiamo incorrere, sia una caratteristica molto importante della nostra scuola.
Naturalmente, nella mia esperienza all'istituto Fermi, ho anche trovato alcune zone d'ombra: mi riferisco, in modo particolare, all'atteggiamento che in genere si avverte nei confronti delle discipline che insegno, Diritto ed Economia. I ragazzi, ed in modo particolare quelli del triennio, dimostrano spesso per queste materie disinteresse, motivato con l'implicito messaggio che per un futuro perito elettronico o chimico non serve sapere di leggi e di statistiche economiche.
Questa situazione ha stimolato ancor più il mio impegno, volto a convincere questi giovani che, ancor prima che lavoratori, essi dovranno essere cittadini. In quanto tali non potranno ignorare le caratteristiche ed il funzionamento delle istituzioni, dovranno conoscere le principali norme che regolano la convivenza nello Stato e i principali problemi economici del nostro paese; come lavoratori, inoltre devono essere a conoscenza delle principali normative che regolano la vita aziendale, con le quali, prima o poi, si troveranno a confrontarsi.
Parlare del "Fermi" non può esimermi, infine, dal nominare il preside, Luciano Ronchetti, che si identifica ormai con la scuola stessa e ne rappresenta il punto di riferimento per ragazzi, genitori e docenti.
La prima impressione che suscitò in me fu di eccessiva autorità e durezza, avallata, devo dire, da quel suo aspetto fisico così imponente e severo. Ricordo che, rientrando in famiglia dopo i miei primi giorni di lavoro al "Fermi", riferii: − Accidenti, il preside di questa scuola mi mette soggezione! −
Devo però oggi riconoscere di essermi lasciata in buona parte ingannare dalle prime apparenze e di essere riuscita a coglierne, al di là dei lati duri e spigolosi, la fondamentale disponibilità umana e lo spirito combattivo e costruttivo con cui guida la nostra scuola.