Lettera a Sua eccellenza della 5°A

Siamo alla fine dell'anno scolastico 1979/80. Una mitica 5°A organizza un pranzo in una casa di campagna di un alunno, invitando professori e preside. Dopo il pranzo ci si diverte a fare gavettoni. Anche il preside viene colpito. L'acqua lascia delle macchie indelebili sulla sua giacca. Il preside, scherzando, invia una lettera alla classe, chiedendo i danni e minacciando ritorsioni.

Agli Alunni della 5°A


Devo comunicarvi che, purtroppo, l'acqua che mi è stata versata ieri per scherzo ha rovinato la mia giacca, lasciandovi un alone incancellabile. Così mi hanno detto in lavanderia e posso comunque provarlo.
Si tratta di una giacca fine, di non più di dieci anni. Fra l'altro era l'unica giacca leggera che possedevo. E ora come faccio?
Il mio stipendio è modesto e appena sufficiente per vivere. Il misero aumento di 150.000 lire al mese per i Presidi è stato sì decretato da questo infame Governo, ma c'è il rischio che il Parlamento non lo approvi, anche se spero che del voto del 3 Giugno esca un Parlamento sensibile all'esigenza dei lavoratori (e ciò, ricordatelo, dipende anche da voi!). E allora? Mi pare ovvio che l'unica soluzione sia quella che la classe mi paghi una giacca nuova, del valore di circa 75.000 lire, di pura lana vergine, marca FACIS, che è la mia marca preferita.
Spero che capirete il senso di questa richiesta senza che io vi debba villanamente ricordare che i giudizi di ammissione all'esame devono essere firmati da me. E sono certo che in questa circostanza dimostrerete tutto il vostro senso di solidarietà e tutta la vostra intelligenza.

IL PRESIDE       
Luciano Ronchetti


P.S: Se non potete fare la colletta oggi, va bene anche lunedì. Inoltre, al primo che mi soffia il nome dell'autore dello scherzo, darò un premio di lire 3000 corrispondente alla quota individuale della colletta, più una parola buona per la commissione d'esame. (Zetti: non temere di arrivare secondo, per te ho in serbo una proposta a parte)


La risposta della classe non si fa attendere...

Alunni della classe 5°A
A sua Eccellenza


La classe compatta e ferma attendeva già con stoica rassegnazione l'adeguata punizione per il vile attentato contro la Sua preziosa persona perpetrato da un appartenente alla classe stessa.
Pur se isolato fu l'autore, la nostra coscienza democratica non può purtroppo sollevarci dalla responsabilità morale e collettiva per l'insano episodio, ed è giusto sia così.
La fermezza e la padronanza da Lei dimostrate pur di fronte ad un episodio cos'i nefando è l'unica nota lieta nello stato di profonda prostrazione e tristezza nel quale siamo accomunati dopo il barbaro episodio.
Ma non tema: la di Lei magnanimità è sprone ulteriore nell'opera di definizione delle responsabilità individuali.
Le febbrili indagini condotte senza posa durante l'intera nottata (nella quale gli elementi da sempre a Lei più vicini, Zetti e Campioli, hanno trovato la forza di risultare sicuramente i più attivi), anche se non hanno definito l'amara vicenda nei suoi dettagli, ci consentono già al momento attuale di porre alcuni punti fermi:
Accomunati nel dolore
gli alunni della 5°A


P.S: − Anche se l'entità dei danni morali soverchia quella dei danni materiali è stato fin dall'inizio chiaro che il risollevarla da questi ultimi resta comunque un punto fermo. Le trasmettiamo tutto quanto ci è stato fin qui possibile raccogliere; estingueremo il debito contratto pur se questo dovesse significare il privarci di parte o di tutti i beni di prima necessità. (La preghiamo di restituire il portavalori: serve ad asciugare parte almeno delle nostre lacrime).

La classe allegò alla presente un sacchetto pieno di monetine da 5 e 10 lire del peso di alcuni chili.