L'incontro − aprile 1965

Come vedo i giovani moderni
F. Leccabue


È inutile negarlo; ci si trova di fronte ad un gran numero di giovani, ai quali gli avvenimenti politici, storici o i problemi religiosi o culturali non interessano: non sono loro problemi.
I loro ideali?: il denaro, il divertimento, una certa posizione nella società... hanno uno scopo da raggiungere, i loro ideali, quindi il qualunquismo, l'indifferentismo si presentano armi buone per non rendersi conto che intorno a loro si svolge la vita di altri uomini.
Vogliono raggiungere ciò che altri hanno raggiunto, si conformano alla società, alle esigenze che la societą offre loro e credono che quelle siano le loro esigenze; tutto ciò che esiste intorno a noi, gli uomini, le cose, la natura, gli avvenimenti ci condizionano allo stesso modo, però ci obbligano ad una scelta: adeguarsi passivamente o mettersi all'opposizione; non serve fare l'eremita; occorre agire nella società, modificarla, mutarla, se occorre.
L'alienazione, l'incomunicabilità, il processo non nazionalizzato, la nevrosi del mondo moderno, si presentano come fenomeni della nostra società, fenomeni prodotti dalle stesse strutture della nostra società.
Dire che la società, l'ambiente in cui si vive ogni giorno, non influiscono sul nostro comportamento, sui nostri desideri, sulla nostra continua maturazione, significa non credere di vivere nella società.
Il teppismo, la delinquenza, e del resto tutti i fenomeni dei nostri giorni (capelli lunghi, juke−box) direi che non sono aspetti della gioventù moderna, ma il prodotto, l'espressione di una determinata società.
Credo nell'uomo, nei giovani. Il mondo, la società presenta delle contraddizioni, dei gravi problemi; mi accorgo che non tutti accettano in silenzio o pensano ai propri interessi, qualcuno dice qualcosa, qualcuno fa qualcosa (e non certo per anticonformismo o per anti−tradizionalismo).
Di fronte al negro o all'operaio sfruttato non basta essere degli anticonformista (e quindi deplorare moralisticamente l'ingiustizia o il razzismo) occorre fare qualcosa, prendere posizione; e ci sono uomini, giovani, studenti e operai che combattono ogni giorno, che fanno propri quegli ideali di giustizia e libertà, tipici delle rivoluzioni e delle rivendicazioni sociali che danno la vita.
Il giovane oggi è più istruito, più a contatto, anche se indirettamente, con la politica, la cultura; discute, vuoi conoscere, fa una scelta.
Qualcuno mi obbietta che questi giovani non esistono, o almeno sono pochi. Credo nell'uomo, nei giovani. La scienza, la tecnica, lo sviluppo delle nazioni hanno raggiunto un certo livello, migliorano, si sviluppano sempre pił; vuoi dire che qualcuno ha fatto qualcosa, qualcuno sta facendo qualcosa, occorre che noi facciamo qualcosa.