Cantami, o Musa, di quell'istituto di cui si è parlato, ma mai si è veduto. Allora ero in prima ed ero un pivello, me lo sognavo sì aulico e bello. |
Sorretti eravamo da grande fede, sebbene di lei, la nostra sede, fra giorni di gelo e discorsi ufficiali (2) non c'erano altro che fosse e canali. |
Sì, io pensavo che fosse un Olimpo con fiori, giardino e un bidello distinto. Ne vidi il plastico davanti all'ingresso ed era bellissimo, tutto di gesso. |
Stagnavano ancora i sozzi acquitrini e mai arrivavan gli attesi quattrini. In quarta giunti, fra tanti insuccessi, non eran finiti neppure i cessi. |
Ci restò un anno, nel padiglione e io ci credevo, ma ero un coglione. Fui in seconda e già si parlava di un prossimo inizio che gioia ci dava. |
Tra pietre sconnesse e poveri pali, Ma cosa vedo?!... due manovali!! Stanchi, sudati, tutti dimessi sembra che dicano: "che, siamo fessi?" |
Divisi eravamo fra "Filippo" e "Nazario" (1) e noi speravamo che con qualche rosario da tanto tempo la grazia promessa ci fosse alfine un giorno concessa. |
Sin dalla prima, studente pivello, sognavo un ITIP molto più bello; ormai in quinta, anziano studente non me ne frega proprio più niente. |
L'inverno passò ed avvenne il miracolo: gli scavi si fecero, vide giusto l'Oracolo. In terza fummo, finalmente, riuniti; gli scavi sembravano dei tutto falliti. |
Son cinque anni che l'aspettiamo, nel Fermi nuovo ancora speriamo e come disse un noto bidello, "Finirà bene con questo bordello!" |