ORDINE DEL GIORNO
APPROVATO DAL COLLEGIO INSEGNANTI DEL 13.12.1973
Il Collegio degli insegnanti ha preso in esame la situazione che si è creata all'interno dell'istituto in seguito alle continue iniziativa degli studenti (assemblee, collettivi e riunioni in orario di lezione). Queste iniziative in generale nascono da esigenze reali e affrontano problemi importanti: i modi ed i contenuti dello studio, i rapporti fra scuola−società e politica, la democrazia nella scuola e l'organizzazione degli studenti.
Esse, tuttavia, vengono spesso attuate senza tener conto dell'esigenza del normale funzionamento della scuola e mediante una prassi che, per taluni aspetti, non è condivisa da molti studenti e insegnanti. Il problema non è tanto quello che di solito le iniziative studentesche vengono decise senza informare gli insegnanti e il Consiglio di Presidenza, bensì che esse non vengono definite, fin dalla fase iniziale, mediante il concorso fondamentale degli studenti e, come sarebbe auspicabile che avvenisse, anche delle altre componenti della scuola che possono essere interessate, ma sono pensate da gruppi di studenti, i quali poi generalizzano le loro decisioni e le loro posizioni a tutta la scuola, attraverso il sistema della sospensione di fatto delle lezioni e utilizzando l'assemblea, alla quale però la maggioranza degli studenti spesso non partecipa, come strumento decisionale.
Questi metodi finiscono inevitabilmente coi creare una spaccatura fra gli studenti e tra questi e gli insegnanti, e quindi determinano una situazione di disgregazione e un atteggiamento di sfiducia in chi è d'accordo di cambiare la scuola, ma io vuole fare magari in altri modi o anche sulla base di analisi e di linee politiche diverse, seppure con spirito unitario. Un conto è il diritto di questo o quel gruppo di lavorare politicamente dentro la scuola − diritto che a nessuno è mai stato negato − un conto è la pretesa da parte di chicchessia di prendere iniziative senza consultare tutti coloro che volenti o nolenti ne sono poi investiti.
Il Collegio degli insegnanti non vuole per il momento entrare nei merito di come garantire una reale partecipazione di tutti gli studenti, di come sia possibile una formazione democratica delle decisioni, di come possa essere stabilito un collegamento organico fra le diverse componenti dentro la scuola. È certo però che se non si affrontano e risolvono questi problemi, quanti sono impegnati per cambiare la scuola si troveranno presto isolati.
Nell'attesa, però, il C.d.l., pur essendo consapevole che da parte degli insegnanti per ragioni prevalentemente oggettive ben poco è stato fatto per rimuovere le cause di fondo della mancanza di una autentica democrazia nella scuola e più in generale per fare capire nei fatti che la scuola si deve e si può cambiare, propone al C.d.P., e al C.d.G, una serie di misure che sviluppino i diritti democratici di tutti, che creino le condizioni per un dialogo costruttivo e impegnato tra le diverse componenti, che non pregiudichino l'esigenza di un normale funzionamento della scuola, di questa scuola (che cosi com'è non va bene, ma che non si può pensare di bloccare in attesa della sua trasformazione):
- fissare immediatamente un numero massimo mensile di ore per assemblee e collettivi, eventualmente superiore a quello previsto dalle attuale norme. Tali ore dovranno considerarsi a tutti gli effetti come ore di lezione per gli studenti come per gli insegnanti, senza pregiudizio della libertà di non aderire a tali iniziative o realizzarne altre. Resta inteso che qualora si ravvisasse la necessità di utilizzare un numero superiore di ore per assemblee o collettivi, queste dovranno essere recuperare ovviamente in un pomeriggio libero da altra attività scolastica.
- invitare gli studenti a studiare una procedura democratica per la convocazione delle assemblee, non essendo ammissibile che tale convocazione possa essere fatta da chiunque o da comitati spontanei e in realtà non rappresentativi della volontà degli studenti.
- considerare l'opportunità di distribuire l'orario settimanale in modo da assegnare ad ogni classe due ore settimanali da utilizzare per discutere i problemi della classe o di più classi, con o senza gli insegnanti a seconda dei casi, fermo restando il numero settimanale di ore di lezione che non è possibile ridurre, perché fissato dalla legge. In questo quadro potrà essere riconsiderata anche l'utilizzazione dei venerdì pomeriggio.
- promuovere, sulla base di una positiva esperienza che si sta facendo al serale, la convocazione di collettivi di classe dietro richiesta degli studenti o degli insegnanti, in orario di lezione, preferibilmente di pomeriggio per consentire la partecipazione degli insegnanti, per discutere questioni relative alla didattica, al collegamento fra le varie materie, ai metodi di insegnamento, ai programmi, questioni sulle quali sono necessari un continuo confronto delle esperienze concrete e verifiche precise.
Lo spirito che anima questa presa di posizione degli insegnanti non è quello di limitare l'autonomia e lo spazio degli studenti, ma di sostituire nella scuola alla vecchia legalità faziosa e di parte, di cui rimangono ancora molti residui, una legalità autentica. La democrazia nella scuola, anche nel suo aspetto normativo e formale, soprattutto in una scuola in cui tante forze lavorano per creare una democrazia sostanziale, è uno strumento indispensabile per cambiare le cose davvero, Cioè col consenso cosciente di chi a questo cambiamento è interessato e vuole partecipare.
IL COLLEGIO DEGLI INSEGNANTI