Durante l'anno scolastico 1970/71 in una seconda si verifica un episodio molto particolare: l'insegnante di lettere si rifiuta di valutare il tema in classe di una studentessa. Alcuni studenti del Movimento Studentesco intervengono ad un incontro in classe con la prof. e stilano il verbale che pubblichiamo. Naturalmente non si vuole esprimere nessun giudizio di merito, ma documentare un clima e una situazione che, pur non essendo generalizzabili, testimoniano un atteggiamento "critico" unico e a tutt'oggi mai più verificatosi.

VERBALE E COMMENTO DELL'INCONTRO TRA LA PROF. Di LETTERE E ALCUNI STUDENTI DELLA 2°D

VERBALE E COMMENTO DELL'INCONTRO
TRA LA PROF. Di LETTERE
E ALCUNI STUDENTI DELLA 2°D

STUDENTE 1 − Gli studenti portano avanti il discorso della didattica e quindi di un modo alternativo, non autoritario, di fare scuola. Per contro, Lei si è rifiutata di dare il voto al tema della STUDENTESSA X, dopo che era stato regolarmente fatto e consegnato, e dopo che Lei lo aveva corretto. È evidente la discriminazione che si esprime nei termini convenzionali dell'insegnante contro coloro che non accettano ciò e si esprimono in termini alternativi. È quindi evidente che la discriminazione è solo e unicamente ideologica. (La conferma sta nel fatto che Lei non ha dato il voto alla STUDENTESSA X perché non riesce a "capire" che cosa vuoi dire. In più le ha detto di fare altri due temi con la scusa di farsi spiegare ciò che ha voluto dire nel precedente.) Poiché ciò non è accettabile, il Movimento Studentesco deve prendere, e prende una posizione precisa a questo proposito e per questo esige che al compito della X sia dato un voto, poiché è un suo dovere.

PROF − Il voto sul tema è un fatto che è ancora tutto da discutere, in quanto c'è stata la sospensione delle lezioni; inoltre non ho intenzione di spiegare per quali motivi non ho dato il voto alla X, poiché è un fatto personale tra me e lei in cui voi non entrate.

STUDENTE 2 − Su un piano istituzionale la Sua posizione è insostenibile: il compito fatto e consegnato regolarmente, dopo essere stato corretto, deve essere giudicato con un voto altrettanto regolare. Non ha senso la giustificazione che Lei porta a questo proposito, in quanto se Lei non riesce a comprendere ciò che la X ha scritto, anche se il tema, avendolo io letto, è perfettamente comprensibile sia da un punto di vista sintattico che dei contenuto, a Lei non rimane altro che correggerlo grammaticalmente e sintatticamente; poiché formulare il giudizio sul contenuto è estremamente parziale e soggettivo.

PROF − Quello che io contesto nel tema della X è l'interpretazione dei pensiero di Marx del De Bartolomeis, in quanto costituisce una stortura dei pensiero di questi. La X per giustificare e spiegare il tema ha affermato che la religione, la cultura, e la morale sono fenomeni determinati dalla classe dominante. Questo Marx non lo dice.

STUDENTI 4, 5, 6 − (Completandosi vicendevolmente) Per Marx la cultura, la religione, la morale ecc., dipendono strettamente dai rapporti economici di produzione esistenti. Poiché questi rapporti sono determinati dalla classe dominante anche la cultura è espressione di questa stessa classe.

La Prof. insiste sulla sua posizione dicendo che in questo modo si travisa il pensiero di Marx. A questo punto gli STUDENTI 4, 6 e 2 le consigliano di leggere i seguenti libri: "L'ideologia tedesca", "il manifesto del Partito Comunista", "Salario, prezzo e profitto", "La concezione materialistica della storia" e, infine, "il capitale". La Prof. insiste nel dire che gli studenti stanno compiendo un atto di autoritarismo.

STUDENTE 7 − Queste affermazioni sono false; noi abbiamo offerto una possibilità di dialogo. Chi effettivamente sta svolgendo un'azione violenta e autoritaria è lei, infatti detiene il potere (il voto ) e lo usa in modo ricattatorio nei confronti della X, cercando di costringerla a cambiare idea. Prima è necessario dare il voto, poi potrà avvenire la discussione fra lei e la X, e non il contrario; infatti se ciò avvenisse sulla X peserebbe il ricatto del voto.

STUDENTE 1 − È chiaro che con questo ricatto la X dovrà rivedere le sue posizioni, adeguandole alle sue, in modo da ricevere un voto che così le viene negato.

La discussione si va radicalizzando su due opposte posizioni: da una parte la Prof. sostiene che non vuole dare il voto e neppure discuterne, dall'altra si sostiene che fino a quando la Prof. non darà il voto le sarà impedito di fare lezione.

STUDENTE 6 − Facendo pesare sulla X il ricatto del voto, e ponendosi su quel piedistallo dal quale giudica tutto e tutti, la Sua figura è chiaramente autoritaria.

PROF − È inevitabile che sia cos'i, perché altrimenti non è possibile svolgere il ruolo affidatoci dalla scuola. Nella scuola prosegue l'opera svolta dalla famiglia: educativa e autoritaria.

STUDENTE 8 − Spieghiamoci chiaramente: Lei sta tentando, in modo troppo chiaro, di ingannarci confondendo la famiglia con la scuola. Occorre chiarire qual è il rapporto educativo che Lei ha instaurato con i suoi allievi. Lei ha affermato che ci deve essere un rapporto di dipendenza tra studenti e insegnanti. Ciò vuoi dire che Lei non ha mai instaurato un rapporto educativo che permettesse a questa gente di essere libera e di decidere da sola. Per questo, domani, nella società, queste persone saranno solo capaci di accettare ciò che viene detto loro. Veniamo ora al tema, analizziamo cioè il rapporto educativo con gli studenti di questa classe da dieci minuti a questa parte. Lei ha detto che non vuole spiegare le ragioni per le quali non vuole dare il voto; d'altra parte vuole liberamente polemizzare con la X sul contenuto del tema, da sola. Tiene la X in pugno con il ricatto del voto. Se non è cosi, mi spieghi allora quante lezioni di marxismo ha fatto in questa classe.

PROF − Non posso in due parole spiegare qual è il rapporto educativo che ho con la classe.

STUDENTE 8 − Voglio quello degli ultimi dieci minuti, altrimenti vale la mia spiegazione. Tra l'altro un'insegnante matura e stagionata non può non darmi una risposta valida.

STUDENTE 2 − La società è basata sulla repressione e la repressione, da cui derivano condizioni di nevrosi, di disadattamento, di disagio, nascendo dal conflitto tra istinti è estranea all'individuo. Oggi esistono le condizioni perché si possa ridurre il quantitativo di repressione necessario alla società per esistere: questo in quanto la lotta per la vita è di molto ridotta, per il progresso tecnico e scientifico in atto. È quindi a livello di lotta alle strutture che si giunge all'annullamento di questo quantitativo di repressione addizionale e quindi nella lotta per il comunismo che risolve questa situazione. Poiché esistono le condizioni per ridurre la repressione a livello generale, è possibile e attuabile la realizzazione dell'esperienza antiautoritaria nella scuola. È reazionario e ipocrita il discorso di chi, facendo dello psicologismo, e profittando dei fatto che solo lui conosce certi argomenti e li utilizza, afferma che la repressione è un dato di fatto non eliminabile.

Alcuni intervengono chiarendo la posizione degli studenti e precisando come la Prof. sostenga il ruolo autoritario che la scuola le conferisce. Si ribadisce che la violenza degli studenti è di reazione a quella della Prof., e che per questo si giustifica. Si ripete che la Prof. non farà lezione fino a quando non avrà dato il voto al tema.

Osservazione: interessante e significativo è l'atteggiamento assunto dalla Prof., la quale, reagendo con affermazioni o risposte irrazionali alle critiche che le vengono portate, testimonia quale sia il comportamento dell'insegnante allorché viene tolto dalla posizione di detentore dei sapere nella quale si trova. Su un terreno dialettico, infatti, si dimostra come quella dell'insegnante sia pseudo cultura, in quanto vie e sistematicamente smentita su tutti quei punti che fanno la sua forza in classe. Vie e smentita la Prof. sulla critica riguardo il marxismo e la si invita a studiarselo; vie e smentita in psicoanalisi, le si fa osservare come non vi sia contraddizione fra politi a e morale in quanto la politica è una forma dell'etica stessa.

Si riconosce in ciò un modo con cui può venire superato il rapporto di autorità e il salto culturale esistente fra alunni e insegnanti, e si demistifica così la figura dell'insegnante come protagonista di ruolo autoritario.