DOCUMENTO INTERNO

DOCUMENTO INTERNO

Il documento proposto comincia così: "la scuola come tutte le comunità che si propongono il conseguimento di determinati fini deve reggersi su alcune regole stabilite in rapporto strettamente funzionale con tali finalità". Innanzi tutto la scuola attuale è un tipo di comunità dentro la quale chi veramente dovrebbe contare non ha nessuna voce in capitolo: le autorità scolastiche comandano, dispongono, puniscono e hanno sempre ragione; gli studenti che sono chiaramente la maggioranza ed avrebbero più diritto per parlare e comandare (in quanto la scuola è stata fatta, almeno teoricamente, per noi) sono costretti ad obbedire e ad avere sempre torto.

Ecco questa è la comunità "scuola". E la comunità riflette naturalmente i fini che essa intende ottenere: vale a dire che se i fini fossero quelli che desiderano gli studenti anche l'impostazione di questa comunità sarebbe diversa. Ma i fini non sono quelli desiderati dagli studenti bensì quelli dei padroni. Ad essi servono tecnici che nello stesso tempo credano di essere ad un livello superiore agli operai ma che anche sappiano obbedire ai padroni. Per questo ci imbottiscono di nozioni per farci più eruditi di coloro che domani saranno sotto di noi e nello stesso tempo ci insegnano ad obbedire e assolutamente evitano che si formi in noi una mentalità critica. La disciplina è una invenzione che serve benissimo allo scopo, ma questo evidentemente non basta, essi vogliono che noi diamo il nostro consenso e magari il nostro apporto di idee per la formulazione di regole che come dice la proposta di documento sulla disciplina "si propongono di garantire il buon funzionamento di tale comunità e per quei determinati fini". Il Preside vuole il nostro consenso per fare ciò che è contro di noi. Egli vuole che noi sappiamo autodisciplinarci: "l'importante è stabilire fin d'ora che la disciplina è un fatto responsabile di autodeterminazione che ciascun individuo deve sentire come primo dovere verso la collettività: essa non deve essere imposta ma deve autoimporsi...".
Dice anche che "il rispetto delle norme deve essere da tutti quanti osservato e rivendicato come legittimo diritto di ciascun alunno di usufruire del servizio scolastico nel modo migliore", vale a dire che in questo modo arrivano a farci credere che è nostro sacrosanto diritto restare assenti un'ora per un minuto di ritardo. Per questi motivi noi non intendiamo andare a discutere di norme disciplinari ma, se veramente i professori e il preside hanno intenzione di far sì che la scuola diventi più democratica e vogliono avere un colloquio costruttivo con noi, siamo disposti ad andare a discutere e deliberare su cose che servano veramente a cambiare in meglio la scuola.
A questo altro fine noi poniamo ai professori, preside e studenti altri temi di discussione sui quali parlare:

MOVIMENTO STUDENTESCO del Fermi
C/o in proprio − Modena, 10 Novembre 1969