STUDENTI ! INSEGNANTI !

STUDENTI ! INSEGNANTI !

Ciclostilato c/o Università
Modena, li 23/04/69

La scuola italiana è basata sulla selezione. C'è una selezione il cui significato sociale è evidente: essa comporta l'esclusione della maggioranza dei giovani, soprattutto dei figli degli operai, dei contadini e dei ceti poveri, dal diritto all'istruzione, sulla base dei mezzi finanziari. C'è un'altra selezione che opera nel corso degli studi e le cui scadenze sono le interrogazioni, gli esami, i rapporti disciplinari che altro non sono se non le forme di controllo autoritario dell'apprendimento nozionistico e passivo di programmi imposti dall'alto e staccati dai problemi sociali.
Perciò la scuola è di classe due volte: vi accede soltanto chi ha i mezzi finanziari o altri a prezzo di enormi sacrifici famigliari, vi si abitua al consenso passivo, all'ubbidienza.
La selezione attraverso le forme di controllo che sono le interrogazioni, i voti, gli esami, tende a preparare forza lavoro qualificata atta ad essere sfruttata in fabbrica. I primi capi reparto del padrone, se non si rendono conto del significato della selezione a scuola, sono proprio gli insegnanti.
La selezione parte dal presupposto che le differenze fra i giovani sono naturali: l'uno è diligente l'altro è svogliato, uno è intelligente, l'altro è minorato per natura, quindi è naturale selezionare i "buoni" dai "cattivi", quelli che saranno utili al padrone da quelli che non lo, saranno.
Per questo la selezione è diseducativa: divide i giovani tra di loro, li mette gli uni contro gli altri, li vuole convincere alla disuguaglianza sociale, esalta l'individualismo, il carrierismo ed i cosiddetti arrampicatori sociali.
La lotta contro la selezione non si fa nei consigli di classe dove si instaura un clima di solidarietà e di complicità professionale tra gli insegnanti e non si fa per iniziativa singola di qualche insegnante illuminato perché le buone intenzioni isolate sono destinate al fallimento.
La lotta contro la selezione deve interessare tutti, deve essere di massa, deve comprendere anche gli insegnanti che sono ancora convinti della validità di una scuola selettiva e gli studenti che hanno talmente assorbito il carattere, autoritario della scuola da essere vittime soddisfatte della selezione.
Il nostro discorso è di portata generale e non si riduce alla questione di un solo insegnante. La denuncia del caso di inglese ed il metodo seguito sono giusti in quanto hanno posto davanti a tutti, drammaticamente, il significato della selezione.
Personalizzare il caso dell'insegnante di inglese sarebbe un errore per tutti: per gli studenti, il cui obiettivo sarebbe limitato, per gli insegnanti che si sentirebbero non toccati, a posto con la coscienza magari solidarizzando con quella che credono una vittima. Qui non ci sono vittime: siamo tutti responsabili ed impegnati nello stesso modo. Quindi è inutile difendere il proprio potere di cattedra, intimorire gli studenti, fare finta di niente.
Siamo tutti strumenti di una struttura gerarchica, dobbiamo negarla, dobbiamo affermare, insegnanti e studenti, il potere comune.
Modena, 18 Novembre 1968
Ciclostilato presso l'Università