5 Novembre 1968 − ciclostilato c/o C.Formiggini

NESSUNA LIMITAZIONE ALLE FUNZIONI DELL'ASSEMBLEA

Il nuovo provveditore si è presentato. Ci ha fatto sapere cosa intende lui per democrazia e per libertà, ci ha indicato lui quello che è lecito e quello che non è lecito fare.
Si è spiegato molto bene: in sei punti trasmessi al preside dei Muratori ha stabilito i limiti entro cui il movimento studentesco dovrebbe ordinatamente e disciplinatamente muoversi o, meglio, star fermo.
Ci ha preparato una bella gabbia entro la quale dovremmo piegarci spontaneamente e accettare le noccioline che il sig. provveditore e i sigg. presidi promettono di buttarci. li discorso è chiaro e riguarda tutti gli Istituti, tutti quanti gli studenti.
Per intanto siamo sicuri di una cosa: questo sig. provveditore non lo conosciamo, ma, se ci ha scambiati per scimmie, deve essere cieco come una talpa.
Cosa dovremmo disciplinatamente fare secondo lui?
Tanto per cominciare le assemblee si dovrebbero tenere "non in qualsiasi momento, ma in giorni ed ore prestabilire, senza compromettere il normale svolgimento delle lezioni, e con ordini del giorno preventivamente comunicati alla presidenza" (punto 2); che alle assemblee non siano ammessi.... studenti di altri istituti "(punto 4): "Questa condizione è tassativa, e della mancata osservanza di essa si farà carico al comitato direttivo. Sì perché il sig. provveditore vuole si costituisca anche e "anzitutto" un "comitato direttivo" degli studenti nominativamente individuato e responsabile "che, insieme agli insegnanti, mantenga i collegamenti tra presidenza e assemblea degli studenti (punto 5).
Perché altrimenti ai sigg. presidi (povere creature) "mancherebbe il tempo, le forze, la possibilità di tenere dietro e di provvedere a tutto!".
Gli studenti non hanno davvero nessuna intenzione di far venire l'esaurimento ai presidi: se sono oberati di superlavoro che smettano di interessarsi di come gli studenti debbono decidere autonomamente dei loro problemi, che smettano di ficcare travi tra le ruote ad ogni istante.
Ma il sigg. provveditore continua a preoccuparsi e giunge fino a stabilire cosa dobbiamo discutere in assemblea: "si discuta costruttivamente di cose serie e lecite e fattibili, secondo quelli che sono i pubblici ordinamenti, e che qualora si vogliano richieste e proposte, queste siano tali da non offendere la legalità, da non vincolare la libertà di nessuno, da non eccedere la competenza degli organi cui vengono indirizzate" (punto 6).
Queste sono − per l'esimio sig. provveditore − le modalità e i contenuti di una assemblea (di scimmie); e non c'è dubbio che oltre che cieco egli deve essere anche sordo se non ha capito cosa è per noi studenti.
Ma siamo pazienti, diciamoglielo di nuovo, una volta per tutte, perché sappia cosa farsene dei suoi sei punti.
Per gli studenti l'assemblea è uno strumento di autonoma decisione e gestione diretta degli obiettivi rivendicativi e conseguentemente delle forme di lotta necessarie a conquistarseli.
Per gli studenti l'assemblea è uno strumento di collegamento tra studenti delle diverse scuole medie e tra queste e l'università.
Se è così, i sei punti del provveditore hanno il significato preciso di tentare di far rifluire tutto il movimento studentesco sulle posizioni precedenti le agitazioni dello scorso anno e per far questo vuole stabilire lui quando e come gli studenti si debbono riunire in assemblea; vuole colpire la sovranità dell'assemblea, ripresentando per il buco della serratura i vecchi Consigli d'istituto (vedi Magistrali) e mantenendosi la possibilità di poter esercitare in qualunque momento e per qualsiasi motivo a sua discrezione (o dei presidi) un'azione di rappresaglia sugli "ostaggi" del comitato direttivo, nel caso l'assemblea non rimanga succube della volontà o della "generosità" del preside. Non vuole avere tra i piedi studenti di altri Istituti o altri "estranei" (i tecnici? gli operai? gli universitari?): ci vuole divisi per fregarci meglio, istituto per istituto.
E alla fine ci sculaccia perfino (da bravo papà autoritario) perché secondo lui in assemblea discuteremmo di cose poco serie, illecite, non fattibili. E allora vuole decidere lui di cosa si discuterà in assemblea (e vuole saperlo prima).
Poco serio e illecito è ciò che ci ammannisce la scuola: l'illusione di una condizione di privilegio; l'illusione di una prospettiva di impiego che non c'è nei fatti (ci fanno credere che usciti dalla scuola diventeremo tecnici, insegnanti, avremo, una "posizione", stipendio, carriera, ci fanno credere che con la laurea si diventerà "qualcuno"; per non parlare delle frottole che ci fanno bere sulla cultura): quelli che escono sono al 50% disoccupati, al 30% dequalificati in fabbrica o confusi nella schiera dei colletti bianchi della burocrazia.
Di tutto questo parliamo e parleremo nelle nostre assemblee, per questo esse saranno serie e lecite; per questa serietà c'è l'opposizione del provveditore e dei presidi. Il provveditore vuole ridurre l'assemblea da strumento di organizzazione degli studenti a strumento di controllo autoritario studenti.
È allora chiaro cosa dobbiamo rispondere:

ASSOLUTO RIFIUTO DI QUALSIASI LIMITAZIONE IMPOSTA DAL
preside ALLE FUNZIONI DELL'ASSEMBLEA!

L'assemblea è il problema centrale attorno al quale si muovono adesso, tutti gli Istituti: qualsiasi compromesso significherebbe: fine del movimento studentesco.
Le prossime assemblee dovranno decidere un'unica rivendicazione per tutti pregiudiziale e irrinunciabile − sulla quale essere pronti alla LOTTA:

ASSEMBLEA
Comitato di coordinamento interistituto
(Barozzi, Corni, Fermi, Magistrali, Muratori, Tassoni, Venturi)


5 Novembre 1968 − ciclostilato c/o C.Formiggini