Speciale "Fermi"

Fatti e protagonisti

Quel giorno di novembre del 1957

Sembra l'inizio di un romanzo d'appendice, è invece l'inizio del "Fermi". Avevo sentito dire che l'Amministrazione Provinciale avrebbe forse aperto un nuovo Istituto Tecnico Industriale per accogliere settanta studenti che erano rimasti esclusi dal "Corni", avevo così presentato domanda d'assunzione come Insegnante di Scienze Naturali dato che in quell'anno scolastico 1957/58 avevo solo tre ore d'insegnamento all'Istituto Magistrale.
Quella mattina di novembre, quando mi sentii telefonare dalla Segreteria del Vice Presidente ed Assessore all'Istruzione dell'Amministrazione Provinciale che mi chiese se fra un'ora potevo essere dall'Assessore Triva che voleva parlarmi, pensai che forse avrei avuto quell'incarico d'insegnamento; rimasi di sasso quando Triva mi offerse di fare il Preside di quella nuova Scuola.
Gli dissi che non avevo mai fatto il Preside e che la sua offerta mi lasciava perplesso, lui insistette e precisò che fra gli insegnanti che avevano fatto domanda ero l'unico abilitato e che la scelta era pressoché obbligata e che poi, in fondo, tutte le cose sono nuove finché non si comincia a farle.
Mi ritrovai così, con molti dubbi e incertezze, Preside di una Scuola che era tutta da fare.
Tentare di ricostruire in poche righe la storia del "Fermi" è certamente difficile; cercherò di ricordare brevemente il significato che l'Istituto ha avuto nel contesto scolastico modenese.
La prima sede dell'Istituto fu un'ala dell'ONMI, ora sede del "Corni" femminile; erano tre modeste aule con annesse poche stanze; gli anni successivi il "Fermi" si allargò reperendo locali in varie sedi sparse in diversi punti della città fino a che ottenemmo tutta la sede dell'ONMI, poi nel 1964, finalmente la nuova sede appositamente costruita, ampia, spaziosa, razionale anche se, come sempre succede in questi casi, un pò di nostalgia rimase per la fase pionieristica, quando il Fermi era una specie di grande famiglia in cui ci si conosceva tutti per nome, insegnanti, studenti, bidelli e impiegati.
lo rimasi Preside fino al 1970; cosa che caratterizzò la scuola in quei primi 13 anni di vita?
Credo innanzitutto il tentativo di uscire dagli schematismi tradizionali, asfittici e burocratici, che salvo poche eccezioni connotavano la scuola di quegli anni; stabilire con gli alunni un rapporto non autoritario, ma di aperta collaborazione che consentisse loro di partecipare in modo attivo e libero alla vita della scuola senza però lassismo o atteggiamenti paternalistici.
A questo proposito è bene ricordare che il Fermi fu scuola seria e severa; se qualcuno mai pensasse che al Fermi si cercava il facile consenso degli studenti largheggiando nei voti, vada a controllare le percentuali dei rimandati e dei respinti, si accorgerà che erano decisamente pił alte delle altre scuole di Modena. Scuola quindi in cui si lavora con serietà e rigore, malgrado questo o forse proprio per questo al Fermi le domande d'iscrizione furono sempre superiori ai posti disponibili.
Vorrei qui ricordare alcune delle iniziative che la Scuola prese in quegli anni e che furono anticipatrici dei Decreti delegati e di un clima di rinnovamento che investì poi la scuola italiana.
Istituimmo un rapporto di particolare collaborazione con i genitori che partecipavano ad incontri collegiali con i consigli di classe e per i quali organizzammo cicli di conferenze; istituimmo i coordinatori di classe anche con il compito di tenere stretti collegamenti con i genitori stessi.
Per gli alunni organizzammo lo studio volontario pomeridiano, guidato a turno da un insegnante e prendemmo un'infinità di iniziative culturali, cicli di films con dibattito, conferenze sui temi pił disparati (ricordo quelle con personaggi di primo piano in occasione dei festival del libro economico), concerti, commedie alcune delle quali preparate e recitate dagli stessi studenti.
Ricordo anche l'importanza data alla Biblioteca scolastica che fin d'allora aprimmo a tutti i cittadini del Quartiere.
Una scuola viva dunque, ricca di iniziative e in continua crescita. Questa scuola trovò però anziché appoggi mille difficoltà da parte delle autorità scolastiche e di certi ambienti politici cittadini e dai giornali ad essi collegati che non poterono accettare che un'Amministrazione di sinistra gestisse direttamente, e con successo, una scuola.
Furono così alimentate verso il Fermi un'infinità di polemiche e di speculazioni e gli Ispettori che venivano dal Ministero periodicamente erano animati da intenzioni tutt'altro che amichevoli.
Tutto questo sembra ora molto lontano, quasi incredibile, se visto con gli occhi dei nostri giorni.
Vorrei concludere ricordando l'apporto che la scuola ha dato, con i suoi oltre mille diplomati (fino al 70) alla crescita economica della nostra provincia; forse meriterebbe uno studio a parte la correlazione fra l'economia modenese, la prima d'Italia per reddito pro−capite, e la presenza di scuole tecniche professionali come il "Corni" e il "Fermi".

Pietro Guerzoni
Primo Preside del Fermi
dal '57 al '70

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