Speciale "Fermi"

È stato il primo Istituto in Italia a introdurre la gestione sociale

È difficile dire in poche righe che cosa abbia rappresentato il Fermi in questi 25 anni. Anzitutto esso ha dato un contributo notevole allo sviluppo economico nella nostra provincia. Le migliaia di tecnici che nella nostra scuola si sono formati, in Elettronica ed in Chimica, sono stati e sono fra gli artefici dello sviluppo della piccola e media industria nel modenese. Sarebbe già un titolo di merito poter dire che la nostra scuola non ha prodotto disoccupati, nemmeno nei momenti di più difficile inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, come documenteremo in questo stesso giornale. E tuttavia il merito della scuola è stato quello di avere formato tecnici di valore, preparati professionalmente e culturalmente, capaci di esercitare un ruolo attivo e anche dirigente nella vita produttiva. E vero che non tutti i diplomati del Fermi si sono collocati nella sfera produttiva, e anzi molti hanno assunto ruoli che con la Chimica e l'Elettronica hanno poco a che fare (ci sono diplomati, e sono tanti, che sono diventati sindaci, dirigenti politici e sindacali, dirigenti amministrativi di cooperative e aziende, ecc.), ma ciò dimostra che la nostra scuola non ha mai ridotto la formazione scolastica al ristretto orizzonte della tecnica e della professione. Molti diplomati, poi, hanno proseguite gli studi, si sono laureati, sono diventati insegnanti di scuola media e di università, ricercatori, dirigenti ai massimi livelli.
La nostra scuola ha sempre goduto di buona fama presso l'opinione pubblica: ciò si deve sia agli sbocchi occupazionali che offriva, sia alle sue caratteristiche di scuola aperta, moderna, democratica. Siamo stati la prima scuola secondaria in Italia ad introdurre la gestione sociale, cioè un governo della scuola aperto alle componenti sociali non solo alle componenti interne. Gli organi collegiali di governo della scuola, introdotti per legge nel 1974−75, ci hanno trovati pronti all'appuntamento, e su posizioni più avanzate. Del nostro Consiglio di Gestione Sociale, fanno ancora parte, come componenti esterne, rappresentanti dei Sindacati e dell'Amministrazione Provinciale.
L'assemblea di classe, cioè l'assemblea di tutti i genitori, gli insegnanti e gli studenti, non prevista dai Decreti Delegati, da noi è una realtà ormai decennale. Non che, di per sè, la gestione sociale e l'assemblea di classe siano risolutive dei problemi della partecipazione e della vita democratica nella scuola, ma certo ne creano le condizioni.
Abbiamo gestito, a partire dal 1970, un corso serale che ha raggiunto anche 300 iscritti e che ha consentito a centinaia di lavoratori di tornare a scuola, diplomarsi e acquisire gli strumenti di promozione culturale e professionale nell'interesse loro e della collettività. Molti di questi lavoratori−studenti, infatti, hanno assunto nelle loro fabbriche, dopo il diploma, posti di rilevante responsabilità.
Innumerevoli altre iniziative sono state attuate in tutti questi anni. Alcune sono documentate in questo giornale (corso di preparazione al conseguimento alla terza media per lavoratori all'inizio degli anni '70, gestito volontariamente da un gruppo di insegnanti del Fermi, corso che poi ha aperto la strada ai corsi organizzati ufficialmente dalla scuola media anche nell'ambito delle 150 ore; corsi estivi per rimandati a settembre nel 69−70, poi istituititi per qualche anno anche in altre scuole; biennio sperimentale di scuola secondaria superiore nell'ambito delle 150 ore, il primo in Italia, purtroppo non riconosciuto dal Ministero e quindi istituzionalizzato; continuo sforzo di adeguamento dei programmi dei trienni alle nuove realtà tecnologiche e produttive). Tante altre iniziative meriterebbero di essere citate, come quella realizzata lo scorso anno e quest'anno riguardante la partecipazione volontaria di circa 80 studenti ad attività di assistenza ad anziani di una Casa Albergo.
E tuttavia non si deve credere che il bilancio sia solo positivo. Ci sono state e ci sono anche le ombre, le difficoltà, i limiti non sempre derivanti da fatti o impedimenti oggettivi. L'onda del 68, che al Fermi è stata dirompente e lunga, anzi si può dire che il Fermi a Modena è stata la culla del 68, non ha prodotto tutti gli effetti benefici che poteva produrre. E alcuni effetti sono stati venefici, anche per la nostra incapacità a cogliere tutto il positivo, ma in maniera critica, che vi era nel movimento del 68. Un certo atteggiamento da rifiuto dello studio, una insufficiente difesa del valore in sè dello studio, sono fatti che pure hanno caratterizzato la scuola per un certo periodo e che con molta fatica e ritardo sono stati superati.
Nel complesso il bilancio è positivo, non c'è alcun dubbio. La scuola è viva, ricca di fermenti e potenzialità. Questo giornale e il convegno che abbiamo organizzato in occasione del XXV° ne sono la prova. Il convegno in particolare sarà una occasione per una riflessione più approfondita sul passato, sul presente, e soprattutto sul futuro del Fermi. Una scuola non può mai fermarsi, o andare avanti per forza d'inerzia. Soprattutto in questo momento, in vista di una riforma che segnerà un passaggio epocale per la scuola secondaria superiore, il Fermi, meditando sul suo passato deve sapere guardare con chiarezza di obiettivi al suo futuro.

Luciano Ronchetti Preside dell'Istituto "Fermi"

L'inaugurazione dell'Istituto Tecnico E. Fermi nel 1964.


L'inaugurazione dell'Istituto Tecnico E. Fermi nel 1964. Si riconoscono da sinistra: il sen. Luigi Borsari, il sindaco di Modena Rubens Triva, il prefetto Italo De Vito, il presidente della Provincia Vittorino Morselli e il primo preside del Fermi Pietro Guerzoni.