LA NUOVA SCUOLA ALLA PROVA DEL CONFRONTO CON LA SOCIETA
(I DIFFICILI ANNI DAL 1964 AL 1976)

Con l'anno scolastico 1964/65 gli studenti del Fermi poterono finalmente usufruire della nuova sede costruita con criteri di razionalità ed efficienza. L'edificio, con la caratteristica forma a "L" che conserva tuttora, era stato progettato per ospitare quattro corsi: due di chimica e due di elettronica, per un totale di venti classi, ciascuna delle quali non poteva contare più di 25/30 allievi; la popolazione scolastica non avrebbe potuto superare un numero massimo prestabilito, era quindi necessario adottare il numero chiuso nelle iscrizioni alla classe prima ed un criterio di preselezione degli studenti.
Alla ripresa delle lezioni le polemiche in Consiglio Provinciale sul tema della statizzazione continuarono, ma con un'intensità minore, quindi nel complesso la scuola potè contare su di un breve periodo di relativa tranquillità che, però, non era destinato a durare a lungo.

L'edificio finito

L'edificio finito

Proprio nello stesso anno il tentativo di programmazione dell'evoluzione dell'istruzione statale, precedentemente adottato dal Governo, si arenò nelle secche della politica nazionale, ora stabilmente guidata da un governo di centro−sinistra, mentre le previsioni sullo sviluppo economico italiano si rivelarono sbagliate in modo sempre più evidente: l'occupazione aumentò solo per le mansioni lavorative più basse, diminuendo per quelle medie e medio−alte.
D'altronde l'impostazione didattica e pedagogica data alla nuova scuola media aumentò in maniera esponenziale il numero dei giovani iscritti alle scuole superiori ed in seguito, anche se in misura meno massiccia, all'università sia per la speranza di raggiungere una posizione più favorevole in futuro che, molto più frequentemente, per evitare la disoccupazione.
Il Governo tentò allora di riprendere il discorso della programmazione dello sviluppo scolastico, con il Ministro Luigi Gui e, nel 1965, presentò un disegno di legge sull'università che sarà una delle motivazioni della nascita del movimento studentesco negli anni immediatamente successivi.(1)
I primi sintomi della mobilitazione studentesca nelle maggiori università italiane si verificarono nel corso del 1966, gli scioperi e le agitazioni ripresero vigore nella primavera del 1967, lo stesso anno in cui venne pubblicata la "Lettera a una professoressa" della scuola di Barbiana di Don Lorenzo Milani, per dilagare in modo irrefrenabile nell'autunno e diffondersi, in seguito, anche alle scuole medie superiori.
La storiografia sul 1968 è concorde nell'interpretare il movimento studentesco nella sua globalità come un fenomeno di portata mondiale; diversi studiosi si sono già impegnati a ricostruire le grandi tappe della rivolta universitaria italiana, differenziando i caratteri delle varie fasi sino al suo definitivo esaurimento, ma ben poco è stato fatto per approfondire le conoscenze sui caratteri specifici del movimento degli studenti medi e, ovviamente, questa mancanza di un'analisi complessiva pesa fortemente sull'interpretazione che si può offrire oggi dell'esperienza di un singolo istituto.

Ottobre 1964 Discorso inaugurale del Senatore Luigi Borsari

Ottobre 1964 Discorso inaugurale del Senatore Luigi Borsari

Nonostante questa grave carenza, sulla scorta di quanto sino ad ora studiato, è possibile azzardare una prima valutazione, aperta e discutibile, dell'importanza di quanto accadde al Fermi fra il 1968 ed il 1974.
Le notizie di quanto stava avvenendo nelle università italiane giunsero anche al Fermi, se ne possono rilevare le pur flebili tracce in alcuni brevi articoli apparsi sul giornalino interno degli studenti L'íncontro sin dai numeri del 1966 e 1967, dove è possibile leggere articoli a sostegno della richiesta di un Consiglio degli studenti o che esplorano il fenomeno beatnik (L'incontro, novembre 1966), oppure sul movimento degli studenti negli Stati Uniti e sulle prospettive di lavoro dei tecnici diplomati (L'incontro, dicembre'66 − gennaio 1967), ed ancora su Martin Luther King e sul lavoro svolto a scuola da parte del movimento studentesco dopo la recente occupazione della scuola (L'incontro, maggio 1968).(2)
Tuttavia i toni e l'articolazione del dibattito in atto prima del 1968 non lasciavano presagire neppure lontanamente quello che si sarebbe poi verificato.
Lo sviluppo della rivolta studentesca fu simile in ogni parte del mondo: le notizie degli scioperi, dei dibattiti, delle occupazioni di sedi scolastiche si diffusero da una università all'altra, da una scuola all'altra, senza un piano preordinato. Gli eventi si susseguirono per imitazione, in modo spontaneo, con una partecipazione sempre più nutrita, traendo proprio dalla progressiva estensione nuovo alimento e nuove motivazioni per una ulteriore estensione.
Gli studiosi sono unanimi nell'indicare gli Stati Uniti come il principale focolare di diffusione della protesta. Nel 1968 gli americani erano impegnati nella guerra in Vietnam, un conflitto molto lungo e sanguinoso, che ebbe un'improvvisa svolta con l'offensiva nord−vietnamita del Tet, inaspettata e particolarmente efficace; questo rovescio militare alimentò ulteriormente l'opposizione degli studenti all'impegno bellico che interessava un numero di giovani sempre maggiore. Nell'aprile venne assassinato Martin Luther King, il leader della protesta delle comunità nere che diedero vita immediatamente ad un moto di rivolta sociale velocemente diffusosi in tutte le città americane, Chicago compresa, dove in agosto si svolse la Convention democratica.

Ottobre 1964 Discorso inaugurale del Preside, Prof. Pietro Guerzoni

Ottobre 1964 Discorso inaugurale del Preside, Prof. Pietro Guerzoni

Dagli Stati Uniti il moto si spostò in Germania, poi in Francia e quindi in Italia, proprio negli stessi mesi in cui si andava concludendo drammaticamente l'esperienza della "primavera di Praga", alla quale parteciparono attivamente tanti studenti cecoslovacchi, stroncata dall'intervento delle truppe corazzate sovietiche. In seguito dall'Europa il movimento studentesco si diffuse in America latina ed anche in Oriente.
Un'estrema velocità di diffusione internazionale unita ad un'incisiva penetrazione nelle singole istituzioni scolastiche locali, costituiscono i caratteri fondamentali di questo movimento spontaneistico che può essere considerato il primo test mondiale sull'efficacia dei sistemi di comunicazione di massa.
Con il 1968 era stato definitivamente realizzato, per dirla con Marshall MacLuhan, il "villaggio globale" capace di collegare chiunque in modo simultaneo in ogni parte del mondo: l'avvenimento corre veloce sul filo immateriale dei nuovi sistemi di comunicazione che connettono la dimensione mondiale a quella locale e viceversa senza soluzione di continuità.(3)
Se è possibile indicare un tema unificatore in tutto il movimento degli studenti medi, ed in questo momento pare una scelta senz'altro da verificare, posso ipotizzare la ricerca della lotta contro una "autorità" rispetto alla quale rivalutare il senso dell'impegno politico personale attraverso l'azione collettiva.
Ho usato il termine "autorità" fra virgolette poiché intendo il concetto astratto della parola e non una singola o più autorità definite una volta per tutte; l'ingresso della politica nella vita quotidiana di migliaia e migliaia di studenti determinò la ricerca in loco dell'autorità con cui confrontarsi: la scuola, il partito, "il padrone", il sindacato, lo Stato, insomma i detentori del potere sociale, politico o economico che fosse. Uno dei "terminali" italiani della rivolta degli studenti delle scuole superiori fu il Fermi che visse una stagione densa di discussioni e di scontri per modificare quello che nella scuola, nel sistema dell'istruzione pubblica italiana e nella società tutta appariva inadeguato ed inaccettabile. Leggendo la scarsa documentazione rintracciata risulta che gli studenti del Fermi lottarono per ottenere una loro istanza rappresentativa, l'Assemblea generale degli studenti, capace di renderli attori politici nella riforma della scuola, occuparono la scuola una prima volta il 18 marzo 1968 e per tre giorni si confrontarono sul tema dell'autoritarismo, discussero sui caratteri di una nuova didattica (in parte mutuati dalle istanze già espresse dagli studenti universitari), elaborarono una Carta rivendicativa degli studenti della scuola e tentarono di rendersi conto della realtà che li avrebbe attesi all'uscita della scuola nel mondo del lavoro o all'università.

Volantinaggio in occasione di una manifestazione contro la guerra del Vietnam − Maggio 1967

Volantinaggio in occasione di una manifestazione contro la guerra del Vietnam − Maggio 1967

Dal canto loro il Preside, gli insegnanti e tutto il personale della scuola seguirono con perplessità prima, poi con attenzione sempre maggiore quello che stava accadendo nella scuola e più in generale nella società, cercando di trovare una spiegazione a quanto si verificava sotto i loro occhi, ma nel contempo manifestando anche una viva preoccupazione per il comportamento di molti studenti che videro negli scioperi e nelle diverse fasi della vicenda un'occasione per evitare l'attività didattica e l'impegno nello studio a casa.
Anche fra i seggi dell'Amministrazione Provinciale si dibatté sull'interpretazione politica degli eventi e la posizione da prendere in relazione allo sviluppo del movimento studentesco in generale ed al Fermi in particolare: ancora una volta si verificò una spaccatura con la presentazione di tre ordini del giorno diversi che la discussione non riuscì a conciliare.
In particolare la Giunta manifestò la sua attenzione a quanto gli studenti del Fermi avevano discusso ed elaborato, invitando tutte le parti interessate ad approfondire il discorso sulla riforma della scuola ed impegnandosi, a sua volta, a contribuire direttamente alla ricerca di una soluzione nella gestione interna dell'istituto più aperta e democratica.(4)
Nel corso del 1968 i locali dell'istituto vennero occupati in due occasioni: la prima fra il 18, 19 e 20 marzo e la seconda fra il 15, 16, 17 e 18 novembre; occorre sottolineare che in entrambi i casi furono, almeno temporaneamente, ospitati gli studenti in sciopero di altri istituti cittadini allargando così i temi della discussione ed il numero dei partecipanti all'occupazione.

La scuola occupata − Marzo 1968

La scuola occupata − Marzo 1968

L'anno successivo, sospinto dagli eventi, si mosse anche il più importante protagonista della politica scolastica, cioè il Ministero della Pubblica Istruzione che adottò alcuni provvedimenti immediati come la liberalizzazione generale degli accessi universitari per gli studenti in possesso di un diploma di scuola superiore a durata quinquennale, e quella dei piani di studio; inoltre varò una nuova formula per gli esami di Stato trasformandoli in esami di "Maturità" (legge 5 aprile 1969, n.1 19), definendo un assetto culturale e psicologico delle prove proposte del tutto innovativo e fortemente incentrato sul rispetto e la valutazione delle qualità personali dello studente esaminato.
Questi provvedimenti urgenti vennero varati per rispondere nell'immediato alle pressioni studentesche, mentre si andava consumando la definitiva crisi dell'alleanza di centrosinistra che lasciò ad un nuovo governo, basato su un'alchimia politica da inventare, la responsabilità di affrontare la crisi in atto.
Sulla gravità di questa crisi basterà ricordare che proprio nel dicembre del 1969 venne perpetrata la tristemente famosa strage di piazza Fontana a Milano, la prima di una lunga serie di episodi terroristici che hanno caratterizzato il panorama politico italiano sino alla metà degli anni '70.
Occorre sottolineare, invece, come le riforme concesse nel corso del 1969 finissero per gonfiare ulteriormente le iscrizioni all'università, proprio mentre si verificava una diminuzione della domanda di lavoro ai livelli alti e medio−alti; questa coincidenza costrinse molti laureati ad occupare mansioni per le quali era sufficiente il diploma, rendendo quindi più difficile la collocazione al lavoro dei diplomati, o a cercare un impiego nell'insegnamento nella scuola media inferiore e nella secondaria superiore. Nel corso dell'anno scolastico 1969/70, il movimento studentesco continuò a manifestarsi all'interno del Fermi e nelle piazze cittadine con una serie di scioperi dalle motivazioni abbastanza eterogenee, mentre si verificavano anche episodi di forte conflittualità interna all'istituto fra studenti ed insegnanti, con la conseguente frantumazione dell'impegno scolastico ed un'eccessiva sottovalutazione dello studio individuale a favore di esperienze spontaneistiche legate allo studio di gruppo. Tuttavia fra gli studenti andava diffondendosi, in modo sempre più chiaro, la consapevolezza che la contestazione della scuola altro non era che la lotta contro una parte di un intero "sistema" politico ed istituzionale che occorreva attaccare nel suo complesso e non solo in una delle sue articolazioni.

Delegazione straniera visita i laboratori di Chimica

Delegazione straniera visita i laboratori di Chimica

Si rese quindi necessario rivedere i rapporti interni al sistema scolastico, cercare un terreno di alleanza con i presidi e gli insegnanti per tentare di proiettarsi al di fuori della scuola, nella società e misurarsi con la sua complessità, ricercando nuovi spazi di conflitto, nuove "autorità" da contestare e, possibilmente, anche degli alleati.
Al di fuori dell'ambito scolastico l'alleato del movimento studentesco, nel 1969, fu il movimento operaio protagonista dell'autunno caldo e di una serie di conflitti di lavoro che in Italia si protrassero sino al biennio 1973/75.
Fu proprio grazie al contatto fra la scuola ed il mondo del lavoro che il Fermi seppe trarre gli spunti più fecondi ed innovativi nell'impostare il suo sviluppo successivo e raggiungere la ricomposizione in senso unitario della dialettica interna fra studenti, personale scolastico e Amministrazione Provinciale.
Così fra il 1970 ed il 1974 il Fermi divenne un piccolo laboratorio dove iniziare a sperimentare alcune possibilità di riforma della scuola italiana.
Un primo ambito di azione riguardò l'apertura di un corso serale per lavoratori−tudenti (sollecitato anche dalle rappresentanze confederali dall'anno scolastico 1970/71), desiderosi di conseguire il diploma e di riprendere a costruire la loro formazione personale di cittadini, e la realizzazione di un corso di preparazione per il conseguimento della licenza di scuola media da parte di una cinquantina di operai, soprattutto della fabbrica "Maserati" di Modena. Negli anni immediatamente successivi, grazie al contratto dei metalmeccanici del 1972/73, si affermarono i corsi delle "150 ore" che al Fermi divennero il naturale proseguimento del primo corso pilota e si protrassero per tutto il decennio terminando nel 1979.(5)

Delegazione straniera visita il laboratorio di misure elettroniche

Delegazione straniera visita il laboratorio di misure elettroniche

Per la precisione l'accordo sindacale prevedeva che i datori di lavoro avrebbero concesso ai lavoratori 150 ore retribuite in un triennio, ma utilizzabili anche in un solo anno, per frequentare corsi di istruzione che nella realtà dei fatti coincisero, in modo quasi completo, coi corsi per l'acquisizione del diploma di scuola media, ormai divenuta "scuola dell'obbligo".
Il dibattito accesosi su questa nuova prospettiva della scuola produsse al Fermi anche un progetto per la creazione, tramite le 150 ore, di un biennio sperimentale superiore per gli studenti lavoratori, che non ottenne però il consenso del Ministero della Pubblica Istruzione.
L'ingresso nelle aule scolastiche dei lavoratori−studenti comportò l'allargamento e l'approfondimento dell'azione didattica ed educativa della scuola, unicamente ad una rinnovata riflessione sui modi dell'apprendimento, sui tempi dell'impegno scolastico, sulle verifiche e le valutazioni più consone alla nuova situazione.
Da un punto di vista organizzativo, la sede del Fermi si apri definitivamente alla fruizione serale da parte di un numero sempre crescente di persone, iniziando una esperienza di formazione educativa valida e piena di spunti di riflessione sia per gli studenti−lavoratori che per gli insegnanti stessi.
Nonostante il trascorrere degli anni ed il mutare dei tempi, delle regole contrattuali e della situazione economica il corso serale funziona tuttora, anche se con un'affluenza contenuta, costituendo un'effettiva possibilità di miglioramento culturale e professionale per gli studenti che lo frequentano.
Un secondo ambito di lavoro fu quello relativo all'organo di governo della scuola che venne poi modificato al termine di un processo di approfondimento sviluppatosi in modo ,orale a partire dal Convegno, tenutosi al Fermi il 20 maggio 1971, su "Esperienze e proposte sulla gestione sociale e la trasformazione della scuola", organizzato dall'Amministrazione Provinciale con l'intervento di amministratori, insegnanti, studenti, genitori, studenti−lavoratori e rappresentanti sindacali.(6)
Iniziò così un dibattito di vasta rilevanza politica ed istituzionale sull'importanza della scuola, sulle sue funzioni e sul ruolo delle persone che, a vario titolo, operavano al suo interno, che il Consiglio Provinciale affrontò proponendo un confronto con le altre istituzioni della società civile cointeressate al rinnovamento della scuola.
Il dibattito su questi temi percorse tutta la seconda metà del 1971 per approdare, il 6 dicembre dello stesso anno, alla decisione di fornire l'istituto E. Fermi di una gestione sociale, in via sperimentale, tramite un Consiglio in cui erano rappresentate sia le componenti interne alla scuola che le forze esterne interessate a dare un contributo alla trasformazione della pubblica istruzione tramite un vivificante collegamento con la società ed i suoi problemi.
Il Consiglio di gestione ebbe il compito di decidere le linee di sviluppo fondamentali della vita dell'istituto e tutte le iniziative, sia scolastiche che parascolastiche, ritenute utili alla crescita della scuola in collaborazione con le istanze rappresentative degli insegnanti, degli studenti e dei genitori.
La composizione del Consiglio venne decisa nella successiva seduta del 7 gennaio 1972 ed il numero dei suoi componenti venne fissato in un primo tempo in 18, per poi aumentare sino a 25.(7)
Un terzo ambito d'intervento si materializzò in una maggior attenzione alle difficoltà d'apprendimento e di organizzazione dell'attività di studio individuale degli allievi che, pur non essendo una vera e propria novità al Fermi, assunse caratteri di forte stabilità e continuità nel tempo.
Innanzitutto con i corsi di recupero estivo per i rimandati sia del diurno che del serale, iniziati dall'anno scolastico 1971/72, seguiti dai corsi di sostegno tenuti durante l'anno scolastico per quegli allievi che presentavano serie lacune nelle materie fondamentali di studio, iniziati dal 1973/74; naturalmente per entrambe queste attività si rese necessario garantire l'apertura dei laboratori di chimica e di elettronica anche oltre il normale orario di lezione diurno e serale.
Negli stessi anni vennero realizzati anche dei corsi di preparazione per quegli studenti che, in possesso del diploma triennale di un istituto professionale, erano interessati a frequentare il terzo o quarto anno dell'istituto tecnico, dei corsi post−diploma, su richiesta diretta degli interessati, per lavoratori−studenti e vennero definitivamente organizzati dei corsi di avviamento allo sport (già prima esistenti) aprendoli anche ai giovani non iscritti alla scuola.(8)
A partire dalla prima metà degli anni Settanta il Fermi si rese sempre più disponibile verso le nuove esigenze degli studenti, dimostrando una non comune sensibilità nei confronti del mondo extra−scolastico ed una concreta volontà di costruire un nuovo modello di scuola capace contemporaneamente di essere una fucina di periti preparati e di rendersi disponibile alle richieste di formazione e di educazione provenienti dalla comunità.
Sul piano nazionale, dopo alcuni anni di intensi dibattiti, il Parlamento promulgò la legge n. 477 del 30 luglio 1973, che delegava direttamente al Governo il compito di emanare provvedimenti relativi al mondo della scuola ed ai suoi organi di governo, in modo da venire incontro, per quanto possibile, alle richieste espresse dal movimento degli studenti.
Nel maggio 1974 vennero emanati i due noti Decreti Delegati riguardanti gli Organi Collegiali il primo e le Sperimentazioni il secondo.
Il Decreto Delegato n.418 del 31 maggio 1974 sugli Organi Collegiali creò un sistema abbastanza complesso di organismi che accoglieva il contributo determinante delle tre principali componenti della vita scolastica: insegnanti, genitori ed alunni, prevedendo organi di gestione in compartecipazione a livello di classe, d'istituto, di distretto scolastico e di provincia.

Manifestazione degli studenti per la pace − Maggio 1967

Manifestazione degli studenti per la pace − Maggio 1967

Il Decreto Delegato n.419 del 31 maggio 1974 sulla Sperimentazione fissava invece le competenze degli insegnanti, del Collegio dei docenti e del Ministero della Pubblica Istruzione nell'interpretazione dei contenuti dei programmi scolastici, sia nell'ambito dei singoli insegnamenti che all'interno di più vaste sperimentazioni che coinvolgessero l'intera scuola. Questi provvedimenti legislativi sono tuttora alla base del sistema scolastico nazionale, però, sin dalla loro applicazione iniziale suscitarono un vivo dibattito sulla loro validità in generale e sulla loro reale capacità di essere un veicolo efficace del rinnovamento della scuola.
Nonostante l'entrata in vigore della legislazione appena ricordata, il Consiglio Provinciale decise di proseguire nel suo progetto di gestione sociale dell'istituto tecnico.
L'anno successivo venne composto in modo definitivo, ed iniziò ad operare, un Consiglio di gestione sociale rinnovabile ogni tre anni (le elezioni sarebbero poi avvenute in concomitanza coi rinnovo degli organi collegiali della scuola di Stato), mentre la stesura definitiva del Regolamento di gestione venne approvata in Consiglio il 7 settembre 1977.
Il Consiglio era un organo direttamente abilitato alla gestione dei fondi di bilancio della scuola ed agli adempimenti amministrativi e contabili relativi alla spesa dei fondi stessi, doveva altresì rendere conto del suo operato al Segretario generale della Provincia con cadenza annuale. Se da un lato era stato pensato per realizzare una gestione diretta ed autonoma della scuola, dall'altro il numero dei suoi componenti (venticinquenne) era tale da lasciar presagire una difficile partecipazione reale da parte di tutti, quindi una funzionalità via via più precaria con il passare del tempo ed il ridimensionarsi delle aspettative di riforma della scuola.
Effettivamente nel corso della seconda metà degli anni '70 il Parlamento nazionale vide un vorticoso succedersi di proposte di riforma della scuola secondaria superiore, da parte dei diversi partiti politici, che diede vita ad un progetto di riforma ministeriale destinato ad arenarsi nelle ripetute crisi di governo degli ultimi anni del decennio senza aver modificato nulla in concreto. All'attesa della riforma della scuola venne anche collegato l'altro annoso problema dell'istituto, cioè quello relativo alla possibile statizzazione, un problema più volte dibattuto in Consiglio Provinciale, ma anche dal Consiglio di gestione sociale e dagli altri organi di governo scolastici, tutti uniti nella fiduciosa attesa che la futura riforma potesse spianare le difficoltà oggettive che vi si frapponevano.
Nel corso degli anni '70 anche il Fermi venne interessato dal fenomeno dell'aumento della scolarizzazione che investì in modo massiccio tutta la scuola superiore italiana.
Si rese necessario attivare una quinta classe prima per poter accogliere un numero maggiore di studenti nuovi iscritti, istituire una nuova sezione di chimica ed una di elettronica. Questo allargamento della possibilità di iscrizione richiese uno sfruttamento più capillare e razionale dell'edificio e comportò un irrigidimento dei criteri di selezione, al momento dell'iscrizione alle classi prime, su basi di merito.
Questa scelta, ribadita con forza in questi anni, è sempre stata una necessità legata ai problemi del bilancio che annualmente l'amministrazione Provinciale vedeva aumentare per la gestione della scuola ed ai problemi connessi alla vivibilità delle aule e dei laboratori.
Il numero controllato delle iscrizioni ha contribuito, da un diverso punto di vista, a garantire la costanza nel tempo della qualità della preparazione tecnico−professionale e della formazione culturale degli studenti che hanno completato il loro ciclo di studi nella scuola, uno dei caratteri fondamentali della positiva considerazione che l'istituto ha guadagnato nella nostra realtà provinciale.
Alla base di questo successo vi fu la scelta di allargare moderatamente il numero degli allievi ammessi ai corsi, realizzando contemporaneamente una politica di scelte concrete finalizzate alla creazione di un sistema differenziato di opportunità formative che verranno meglio definite e sviluppate coerentemente nel corso degli anni successivi.


NOTE

(1) Si tratta della legge universitaria n. 2314 presentata il 4 maggio 1965.

(2) I numeri del giornale degli studenti L'Incontro sono stati rintracciati presso l'archivio conservati in un raccoglitore apposito.

(3) Sulle interpretazioni del '68 ho utilizzato i seguenti testi:
P. ORTLEVA, Saggio sui movimenti del 1968 in Europa e in America, Roma 1988.
AA.W., Il Sessantotto. L'evento e la storia, in Annali della Fondazione Luigi Micheletti, IV, Brescia 1988/89.
S. TARROW, Democrazia e disordine. Movimenti di protesta e politica in Italia. 1965/1975, Bari 1990.
A. AGOSTI, L. PASSERINI e N. TRANFAGLIA (a cura di), La cultura e i luoghi del '68, Milano 1991.
M.REVELLI, Movimenti sociali e spazio politico, in: AA.VV.,Storia dell'Italia repubblicana, Vol. II, La trasformazione dell'Italia. sviluppo e squilibri − Istituzioni, movimenti culture, Torino l995, pp.385 − 471.

(4) AIEF, Filza 21, 22, 23, dal 1963 al 1978, dove oltre alla copia della delibera della Giunta citata, sono stati raccolti i pochi documenti conservati sulle agitazioni studentesche del 1968.

(5) L'esperienza di questa prima iniziativa venne poi testimoniata nelle pagine del libro : ... Allora ... più si studia più si diventa amici del padrone?, Roma 1972.

(6) Gli Atti del Convegno, ciclostilati a cura dell'Amministrazione Provinciale di Modena, sono reperibili presso l'archivio della scuola.

(7) La documentazione amministrativa relativa alla costituzione del Consiglio di gestione dell'istituto è conservata presso l'archivio Storico della Provincia di Modena, Fondo fascicoli permanenti, Istruzione 122 − I.

(8) AIEF, nelle filze relative all'Attività Parascolastica dal 1970 in poi vengono documentate in modo analitico le diverse attività poste in essere dalla scuola in questo campo.