UNA SCOMMESSA PER L'AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI MODENA:
LA CREAZIONE DELL'ISTITUTO TECNICO INDUSTRIALE "E. FERMI"

Il rinnovato vigore dell'azione politica in campo scolastico dell'Amministrazione Provinciale modenese, insieme alla profonda trasformazione della struttura produttiva ed economica della nostra provincia a partire dalla metà degli anni '50 furono le ragioni fondamentali alla base della creazione dell'istituto Tecnico Industriale Provinciale "E.Fermi".(1)
Nell'aprile 1945, immediatamente dopo la liberazione della città dall'occupazione nazifascista, prima il Comitato di Liberazione Nazionale modenese, poi il nuovo Prefetto di Modena ricostituirono la Deputazione Provinciale che resse le sorti della Provincia sino allo svolgimento delle prime elezioni provinciali democratiche celebrate il 10 giugno 1951.
In quei difficili anni l'amministrazione Provinciale visse una stagione di forte precarietà sia istituzionale che finanziaria, tuttavia una parte dei bilancio venne dedicata alla ripresa dell'istruzione secondaria superiore in città. Le competenze provinciali in materia di istruzione erano regolate dalla Legge Comunale e Provinciale del marzo 1934 (n.383), ed interessavano tre istituti superiori cittadini: il Liceo Scientifico "A.Tassoni", l'istituto Tecnico Commerciale e per Geometri "J.Barozzi" e l'istituto Tecnico Industriale "F.Corni"; la Provincia era investita delle spese ordinarie relative ai locali, all'arredamento, al materiale didattico ed alla retribuzione del personale non insegnante.(2)
Sino ai primi anni '50 l'amministrazione Provinciale si adoperò, insieme al Comune di Modena, per costruire una sede sia al Corni che al Barozzi, entrambe scuole molto rinomate e con un numero di iscritti sempre in aumento.
Con le elezioni amministrative provinciali del 1951, le prime a suffragio universale nella storia della nostra provincia, l'amministrazione Provinciale potè avere un governo democraticamente scelto e perciò realmente rappresentativo della volontà popolare, capace di assumere forti iniziative politiche poichè sostenuto dall'ampia maggioranza degli elettori.
La tornata elettorale venne vinta dai partiti di sinistra (P.C.I. e P.S.I.) che iniziarono una collaborazione di governo che, nonostante momenti di forte frizione, ha decisamente caratterizzato la storia politica dell'Amministrazione Provinciale in questi cinquant'anni.
Gli anni '50 e buona parte del decennio seguente furono anni di aspre lotte politiche e sociali nel modenese come nel resto del territorio nazionale, il conflitto fra le diverse ideologie politiche assunse spesso i caratteri della lotta aperta: le piazze e le strade furono luoghi di scontro a volte sanguinoso, le campagne e le fabbriche divennero teatri di durissime vertenze sindacali seguite da licenziamenti e ristrutturazioni produttive, i partiti politici si affrontarono duramente, senza esclusione di colpi, sia sul piano della polemica che su quello più concreto della quotidiana gestione del potere.(3)
A questo proposito occorre ricordare che la scelta per maggioranze di sinistra al governo degli Enti locali modenesi, determinata dal voto dei cittadini, era in netto contrasto con il quadro politico nazionale ed i governi della Repubblica costantemente orientati verso il centro costituito dalla Democrazia Cristiana che, nel modenese, rimase relegata all'opposizione.
Conseguentemente, le amministrazioni cittadine di sinistra assunsero una sorta di impegno programmatico generale nel garantire una corretta e attiva gestione di Comuni e Province al servizio delle esigenze delle comunità, dimostrando attenzione ed intraprendenza in quegli ambiti, di loro competenza istituzionale, in cui l'azione dello Stato si mostrava più titubante o comunque meno incisiva.
L'impegno della Giunta Provinciale nell'ambito della scuola superiore intese quindi anche sopperire alle difficoltà dello Stato ed incentivarne le iniziative in un periodo in cui, dopo gli anni della ricostruzione e del centrismo, i partiti di sinistra ripresero a dedicare la loro attenzione ai problemi della scuola, individuando nelle competenze degli Enti locali un fecondo terreno di sperimentazione per le idee di riforma della scuola superiore italiana che in quegli anni già si andava discutendo. D'altronde il decennio compreso fra il 1951 ed il 1961 fu un periodo di grande sviluppo per l'economia modenese, un'evoluzione senza precedenti nella nostra storia che Giuliano Muzzioli, nel suo libro Modena, definisce efficacemente come "Grande mutazione economica".(4)
In quegli anni la popolazione attiva modenese, tradizionalmente occupata nella grande maggioranza in agricoltura, abbandonò il lavoro dei campi per trovare impiego nelle attività industriali soprattutto di piccole e medie dimensioni che ben presto necessitarono di operai specializzati e di tecnici preparati ad affrontare le sfide imposte dal rinnovato sviluppo tecnologico e dai mutamenti della produzione.
Al soddisfacimento di queste esigenze vollero rispondere con coraggio e coerenza le Amministrazioni locali modenesi con una serie di iniziative fra le quali spicca la scommessa che la Provincia di Modena fece sul futuro dell'istruzione tecnica superiore in generale ed industriale in particolare.
Una scommessa proposta dalla Giunta e condivisa da tutti i componenti il Consiglio Provinciale che, fra il 1951 ed il 1960, si concretizzò con la costruzione di una sede per il Corni e per il Barozzi e soprattutto con la creazione dell'istituto Tecnico Industriale Provinciale per la chimica e l'elettronica "Enrico Fermi".
Nell'adunanza consigliare del 7 ottobre 1957, il Vice Presidente e Assessore all'istruzione Rubes Triva propose all'attenzione dei consiglieri una comunicazione, non compresa nell'ordine del giorno, finalizzata ad ottenere l'assenso alla proposta di istituire a Modena un nuovo istituto tecnico industriale provinciale.
Il relatore motivò l'intento della Giunta a partire dallo stato di difficoltà costante in cui versava il Corni, costretto a rifiutare le domande di iscrizione di molti giovani ormai da diversi anni, ma, invece di proporre un aumento delle classi di quell'istituto tecnico, propose la creazione di una nuova scuola.(5)
La considerazione fondamentale che motivava tale scelta era che l'istruzione tecnica modenese avrebbe così avuto a disposizione cinque specializzazioni contro le tre presenti al "Corni", infatti il nuovo istituto tecnico avrebbe fornito alla società modenese periti in chimica industriale e in elettronica, ampliando in questo modo le potenzialità produttive per lo sviluppo sociale ed economico della nostra provincia.
In Italia esistevano solo quattro istituti tecnici con specializzazioni in chimica (in Emilia era presente una sola sezione di chimica generale) e nessuno di questi era dedicato alla chimica industriale. In particolare nel modenese lo sviluppo delle industrie ceramiche ed agroalimentari avrebbe senz'altro tratto beneficio dall'esistenza di questa specializzazione; ancor più evidente parve la necessità del corso di elettronica industriale in un momento in cui i processi di meccanizzazione ed automazione aziendale andavano imponendosi nei comparsi più vitali dell'economia modenese.
La proposta della Giunta ebbe un tale successo che, nella seduta successiva dell'1 1 ottobre, il Consiglio approvò all'unanimità la costituzione della scuola in tempi tali da consentire agli studenti la possibilità di iniziare la frequenza dei corsi dall'anno scolastico 1957/58, deliberando immediatamente di richiedere la necessaria autorizzazione al Ministero.
In realtà, dietro la generale unanimità delle forze politiche rappresentate in Consiglio, si evidenziò immediatamente una diversità nella valutazione delle prospettive future del nuovo istituto tecnico da parte della minoranza, in particolare riguardo alla possibilità di ottenere in tempi brevi la statalizzazione della scuola o la successiva aggregazione al Corni.(6)
Il nuovo istituto tecnico venne organizzato in modo del tutto analogo ai corrispondenti istituti statali per quanto riguardava i programmi d'insegnamento, gli orari di lezione e le tasse scolastiche; per la nomina degli insegnanti si fece ricorso alle graduatorie statali delle corrispondenti materie (in seguito si predisposero graduatorie interne), assegnando loro il medesimo trattamento economico, mentre per l'incarico a Preside fu necessario ottenere prima l'autorizzazione del Ministero alla Pubblica Istruzione per la nomina da deliberare, comunque, in Consiglio.
I locali vennero affittati presso la sede dell' O.N.M.I. situata fra via Barozzi e via Caula, le attrezzature necessarie all'inizio delle lezioni vennero rintracciate fra quelle momentaneamente inutilizzate dell'istituto Barozzi, mentre il Consiglio deliberò immediatamente tutte le spese necessarie al buon funzionamento della scuola per il suo primo anno di vita.
Poco più di un mese dopo, il 12 novembre 1957 , vennero pubblicamente inaugurati i locali della scuola ed il giorno 14 iniziarono le lezioni per i 76 allievi del nuovo istituto tecnico, lo stesso giorno venne nominato il primo Preside della scuola Pietro Guerzoni.(7)
Alla sollecitudine dimostrata dall'Esecutivo provinciale corrispose una analoga attenzione da parte degli organi statali: il Provveditorato agli Studi e la Prefettura di Modena ed il Ministero si dimostrarono molto sensibili nei confronti dell'iniziativa e tutte le autorizzazioni necessarie, soprattutto quella per l'istituzione della scuola e quella relativa al riconoscimento legale alla prima classe, vennero concesse con notevole solerzia.
Il nuovo istituto tecnico accolse le iscrizioni sia dei ragazzi che delle ragazze e, nella considerazione che la scuola dovesse essere il centro delle attività educative, culturali ed anche intelligentemente ricreative dei giovani che la frequentavano, si cercò di dare vita ad una serie di attività parascolastiche quali: il giornalino interno degli studenti, le proiezioni cinematografiche di elevato contenuto artistico, le conferenze su temi di particolare interesse per i genitori, la distribuzione di biglietti gratuiti per consentire di assistere alle commedie della stagione di prosa e ai concerti della società "Amici della Musica" e l'organizzazione di un gruppo teatrale interno.
Nel corso dell'adunanza del 23 dicembre 1957, il consigliere socialista prof. Alfredo Mango presentò un'interrogazione proponendo di intitolare ad Enrico Fermi il nuovo istituto tecnico; dopo le necessarie consultazioni tale proposta venne accettata, così nella seduta del 14 aprile 1958 venne definitivamente deliberata l'intitolazione della nuova scuola provinciale.(8)
Con l'approssimarsi del secondo anno scolastico ed in seguito all'invio della domanda di autorizzazione all'istituzione delle seconde classi (le domande annuali per l'apertura delle classi successive erano un obbligo dopo la concessione delle prime classi e lo saranno sino alla creazione della quinta classe), il Consiglio Provinciale prese in esame il problema della necessità di nuovi locali per lo svolgimento delle attività didattiche.
Con il nuovo anno scolastico venne introdotto nelle scuole secondarie superiori l'insegnamento dell'educazione civica (D.P.R. 13 giugno 1958, n.985), al fine di consentire ai giovani una adeguata conoscenza della costituzione e della complessa realtà della Repubblica italiana, apportando una prima significativa modifica ad un piano di studi che, complessivamente, era rimasto quello del 1931.
Nella seduta del 10 settembre 1958 venne deliberata l'acquisizione dei locali della Casa della Madre e del Bambino di Modena e l'annesso terreno, il tutto di proprietà dell'Opera Nazionale Maternità ed Infanzia (O.M.N.I.), tramite una permuta avente per corrispettivo la costruzione di due nuove Case della Madre e del Bambino da edificarsi una in città e l'altra a Pavullo.(9)
Questa soluzione, fra quelle prese in esame, era senz'altro la più conveniente sia per la spesa da sostenere che per la velocità di realizzazione, giacchè la presidenza dell'O.M.N.I. era favorevole all'espietamento dell'operazione in tempi brevi,inoltre quell'edificio aveva già ospitato il primo anno di lezioni del nuovo istituto.
Di ben altro significato politico fu la decisione della Giunta esecutiva di annunciare, in sede di discussione del bilancio preventivo per il 1959, l'intenzione di costruire un nuovo fabbricato come sede per l'Enrico Fermi all'interno di una più generale attività in campo scolastico, che comportava un impegno di spesa di oltre mezzo miliardo, per completare l'arredamento del Barozzi, per costruire altri edifici per il Corni e per finanziare il liceo scientifico di Pavullo.
Ovviamente, anche in questa occasione non mancarono gli interventi critici nei confronti della gestione della scuola, all'interno di un più complessivo disaccordo in relazione all'impostazione del bilancio di previsione.(10)
Nonostante questi episodi di dissenso la maggioranza continuò nella sua politica di forte attenzione nei confronti dell'istruzione superiore in genere ed in particolare nei riguardi dell'istituto tecnico che, nel corso del 1959, venne dotato di un Regolamento provvisorio per la gestione amministrativa affidata ad una Commissione nominata dal Consiglio Provinciale, con durata biennale, i cui membri potevano essere riconfermati; il rinnovo avrebbe dovuto sempre coincidere con la costituzione di ogni nuova Amministrazione Provinciale anche prima della scadenza del biennio.
Il Regolamento prevedeva la redazione di un preventivo di spesa annuale e di una relazione di accompagnamento poi esaminate dal Consiglio, ed in un secondo tempo dalla Prefettura, quindi ascritte a bilancio, programmando così, di anno in anno, i modi e le spese relative all'attività da svolgere. Contemporaneamente vennero avviate le procedure per la progettazione della nuova sede del Fermi, nominando una Commissione di studio incaricata di fornire le proposte necessarie per la stesura del progetto e di valutare, in prima istanza, l'importo complessivo dell'opera.
Il 14 luglio 1959 si ebbe in Consiglio la prima interrogazione, presentata dai consiglieri Lavini e Pacchioni, sulla statizzazione del Fermi e su quanto l'Amministrazione fosse impegnata a fare per la gestione futura della scuola che per ora gravava completamente sul bilancio provinciale. Nella sua risposta l'Assessore Triva sottolineava che il Fermi era una scuola privata sino ad un certo punto, essendo gestita da un Ente pubblico e che nè il Provveditorato modenese, nè il Ministero avevano incluso l'istituto tecnico fra l'elenco delle scuole da statizzare ritenendo che la Provincia garantisse lo sviluppo della nuova scuola in modo efficace. Triva concludeva il suo intervento sottolineando che la Provincia non aveva chiesto la statizzazione, ma se tale iniziativa fosse stata promossa dallo Stato certamente nessuno si sarebbe opposto.(11)
L'iniziativa nel campo dell'istruzione tecnica superiore fu uno dei punti centrali della relazione del Presidente al bilancio di previsione per il 1960 che, ricordando la recente inaugurazione della nuova sede del Barozzi, propose un ulteriore sforzo finanziario nel campo dell'edilizia scolastica, ad esempio vennero previsti 195 milioni per il completamente dei locali dell'istituto F.Corni e 250 milioni per la costruzione della sede del Fermi all'interno di un bilancio complessivo per l'istruzione di 1.500.000.000 di lire. La costruzione del nuovo stabile per il Fermi costituì un onere a totale carico dell'Amministrazione Provinciale che reperì l'intero importo necessario accendendo un mutuo con il Consorzio di Credito per le Opere Pubbliche.
Tuttavia la politica scolastica dell'Amministrazione non si esaurì solo nell'impegno per la situazione edilizia, ma delineò un vero e proprio piano regolatore dello sviluppo dell'istruzione nella provincia, identificando cinque aree scolastiche facenti capo a Modena, Carpi, Finale Emilia, Mirandola e Pavullo al centro delle quali avrebbero dovuto essere presenti tutti i tipi di istituti superiori, con una particolare attenzione per l'istruzione tecnica e professionale.
Alla continua attenzione che l'Amministrazione Provinciale dimostrò nei confronti del Fermi, con la progressiva acquisizione del materiale necessario per la costruzione dei laboratori di officina, di fisica e naturalmente di chimica ed elettronica, corrisposero presto primi risultati soddisfacenti per quello che riguardava l'afflusso degli studenti che, nell'anno scolastico 1959/60, era di 215 unità quindi già ampiamente superiore al numero massimo consentito dalla legge per il numero di classi attivate.(12)
Per il successivo anno scolastico le domande d'iscrizione alla prima classe furono 120, mentre i posti disponibili nelle tre sezioni esistenti erano solamente 78 (26 per ogni classe); poiché anche il Corni si trovava nella stessa situazione di impossibilità di soddisfare tutte le richieste d'iscrizione presentate, il Consiglio Provinciale decise la costituzione di una quarta prima classe aumentando cosi sensibilmente il numero degli studenti ammessi alla frequenza.
Di fronte al continuo incremento delle iscrizioni si rese necessario reperire nuove aule per ospitare le attività didattiche ed affrontare un periodo di "nomadismo" per insegnanti e studenti che occuparono aule riadattate presso la Casa della Madre e del Bambino, altre nel vecchio edificio che prima ospitava il Barozzi, altri locali presso l'istituto San Filippo Neri e un appartamento di proprietà provinciale in via N. Sauro.
A questa situazione si cercò di trovare rimedio accelerando l'operazione di riadattamento dei locali dell'ex Casa della Madre e del Bambino unendo così tutte le aule in un unico edificio che, una volta completata la costruzione della nuova sede, avrebbe potuto ospitare l'istituto Tecnico Femminile Corni.
La situazione rendeva sempre più pressante l'esigenza di poter fruire di una sede nuova ed adeguata allo sviluppo che il Fermi stava vivendo, così si rese necessario utilizzare una porzione di terreno maggiore fra via Luosi e via Caula rispetto a quella preventivata in un primo progetto. Inoltre, con il procedere della progettazione dell'edificio, divenne indispensabile una perizia suppletiva per nuovi lavori ed una conseguente parziale rielaborazione del progetto iniziale che comportò un aumento della spesa prevista a 396 milioni di lire; l'aumento dell'importo rimase completamente a carico del bilancio provinciale.
Con il 1961 l'amministrazione Provinciale poté richiedere l'istituzione delle quinte classi garantendo cosi il completamente del corso di studi ed il definitivo decollo dell'istituto tecnico, tuttavia, nella seduta del 12 aprile, venne di nuovo posto in Consiglio il problema della statalizzazione del Fermi tramite una apposita interrogazione, presentata dalla minoranza, volta a chiedere alla maggioranza una sollecita azione in proposito.(13)
Questa richiesta e l'immancabile risposta negativa da parte della maggioranza divennero una sorta di abituale schermaglia ogni qualvolta il Consiglio dovette affrontare qualche discussione relativa al nuovo istituto tecnico provinciale. Leggendo gli atti a stampa del Consiglio Provinciale si ha la netta impressione che, dietro la preoccupazione per il bilancio, senz'altro limitato in relazione all'insieme della competenze provinciali, l'oggetto vero della polemica fosse l'azione fortemente propositiva dell'Amministrazione nel campo dell'istruzione superiore. Questa scelta aveva fatto del Fermi una realizzazione in grado di materializzare al massimo livello le capacità organizzativi e gestionali della Provincia di Modena in campo scolastico.
Tra la fine degli anni '50 ed i primi anni '60, sotto la spinta dei mutamenti in atto nella società nazionale, una nuova ottica caratterizzò l'azione del Governo centrista in materia di istruzione. Infatti anche nella politica scolastica si tentò di percorrere la strada della programmazione, del confronto con i sistemi scolastici degli altri paesi europei e dell'inserimento dell'istruzione fra le variabili da controllare in relazione agli sviluppi futuri dell'economia nazionale, a loro volta oggetto di uno specifico studio di previsione.(14)
Si trattava di proiettare l'ottica dell'azione governativa in merito all'istruzione verso il futuro, di trovare il modo di sviluppare sia qualitativamente sia quantitativamente i risultati del sistema formativo nazionale, consentendo una preparazione scolastica più efficace a tutti i livelli di preparazione, ma soprattutto a quelli medi e medio-alti per competere con io sviluppo industriale degli altri paesi europei e facendo progredire ulteriormente quello nazionale.
In questa prospettiva debbono essere lette alcune parziali riforme, approvate e divenute legge nel corso del 1961, come la "piccola liberalizzazione" degli accessi universitari che rese possibile ai diplomati degli istituti tecnici l'iscrizione alle facoltà corrispondenti alle specializzazioni conseguite, la revisione dei programmi d'insegnamento negli istituti tecnici (dopo trent'anni) ed infine lo spostamento dell'età minima lavorativa da 14 a 15 anni.
A questi provvedimenti seguì, nel 1962, ad opera di una maggioranza di centro-sinistra, l'istituzione della scuola media unificata che concretizzava, con circa vent'anni di ritardo, una parte del dettato costituzionale relativamente all'obbligo scolastico per i cittadini italiani.
Nell'anno scolastico 1961/62 le numerose domande di iscrizione alle prime classi del Fermi non poterono essere tutte soddisfatte, tuttavia per consentire un maggior accesso alla scuola si aumentò a 28 il numero degli iscritti per classe, cosi la popolazione studentesca dell'istituto raggiunse quota 374 alunni dei quali 40 erano ragazze.
Lo stesso anno, mentre continuavano i lavori di costruzione della nuova sede, uscirono dalla scuola i primi diplomati fra i quali v'era la prima ragazza a diventare perito elettronico in Italia.
Per quello che riguarda l'attività didattica, occorre ricordare che proprio da quell'anno scolastico il Fermi iniziò ad offrire un"'assistenza allo studio", da parte degli insegnanti delle varie discipline, agli studenti in difficoltà che altrimenti avrebbero dovuto ricorrere alle lezioni private, così da tentare di ridurre il numero dei rimandati e dei bocciati al termine delle lezioni. Venne inoltre concesso agli studenti di usufruire dei locali dell'istituto, al di fuori dell'orario di lezione, per studiare singolarmente o insieme.
Dal canto suo il Consiglio Provinciale discusse ed approvò il Regolamento e la pianta organica del personale insegnante, avendo ormai definito l'assetto dei corsi ed il numero delle classi che era utilmente possibile creare nella nuova scuola.(15)
Per quello che riguarda gli organi direttivi, alla figura del Preside venne affiancato un Consiglio di presidenza ed il Vice Preside, inoltre vennero nominati due insegnanti coordinatori per le sezioni di chimica e di elettronica.
Il modello di organizzazione interna dell'istituto tecnico ricalcava quello dello Stato, ,come la posizione giuridica ed il trattamento economico degli insegnanti: la pianta organica venne elaborata in rapporto ai programmi ed al numero di ore previste per le singole materie e alle disposizioni che regolavano l'assegnazione delle cattedre negli istituti tecnici statali. Erano inoltre previsti un Collegio dei Professori, come organo assembleare del corpo insegnante ed i Consigli di classe con le stesse funzioni previste nello Stato.
Nel febbraio del 1963 venne approvata la delibera relativa all'arredamento dell'istituto tecnico per un ammontare di oltre 96 milioni di lire e nel maggio venne approvata una ulteriore spesa per lavori aggiuntivi a completamente dell'edificio che era ormai in uno stato di avanzata realizzazione.
Il 1964 si caratterizzò per una forte impennata della polemica interna al Consiglio Provinciale che, come già ho evidenziato, ha endemicamente accompagnato tutte le fasi di sviluppo dell'istituto sino a quel momento, ma che in questo caso uscì dall'ambito cittadino e provinciale per diffondere la sua eco anche a livello nazionale.
La singolare vicenda trasse origine da una interrogazione verbale del Consigliere della Democrazia Cristiana prof. Enrico Menziani, nel corso della seduta del 25 maggio, a proposito di un numero de "L'incontro" (anno 1964, n.3), il giornale interno degli studenti del Fermi, stampato sin dal 1958, che riportava un resoconto, discutibilmente goliardico, sulla gita scolastica degli allievi delle classi quinte a Vienna; il relatore, sottolineando diversi passaggi del testo, sollecitò l'intervento del Preside e dell'Amministrazione affinché simili articoli non si ripetessero.
Nella seduta successiva la risposta dell'Assessore all'istruzione Luigi Borsari rilevava che, ben lungi dall'accontentarsi di spiegazioni, precisazioni delle responsabilità e rassicurazioni per le famiglie degli studenti, tre Deputati modenesi della Democrazia conservare all'Amministrazione Provinciale di Modena le responsabilità di gestione dell'istituto", domandando inoltre " ... al Ministero quali garanzie intenda richiedere, alla scuola citata, per conservarne il riconoscimento statale".(16)
Così da un articolo su un giornalino interno destinato agli studenti si era giunti ad un vero e proprio caso nazionale che rivelava quale fosse la natura della polemica, solo superficialmente educativa e formativa, ma in realtà squisitamente politica.
Con queste premesse il dibattito non poteva certo finire, ed infatti dopo una serie di articoli pubblicati sui giornali locali, il 9 giugno seguente le interrogazioni sulla ormai famosa gita scolastica a Vienna erano presentate da tre Consiglieri: prof. Enrico Menziani (D.C.), Walter Silingardi(P.C.I.) e prof.ssa Anna Maria Croce (P.S.I.), a documentare l'entità della frattura che si era creata in Consiglio. Di nuovo rispose a tutti l'Assessore Borsari, il quale sottolineò che il Fermi aveva ricevuto una visita da parte di un ispettore scolastico inviato dal Ministero, il quale aveva comunque rassicurato i responsabili in ordine agli eventuali sviluppi della questione. L'ultimo intervento fu quello del Presidente, avv. Vittorino Morselli, che concluse la discussione con queste parole: " ... Ritengo che sia stato quanto mai inopportuno che quell'articolo abbia potuto trovare ospitalità in un giornale interno di un Istituto. Ma non riesco a capire come una cosa così insignificante possa produrre tanto scalpore. In questo Consiglio, in ordine al Fermi, si sono sempre dibattute tesi diverse ed opposte circa l'opportunità o meno di conservarne la gestione alla Provincia o di trasferirla allo Stato: le due tesi hanno astrattamente la loro validità, una volta che vengano argomentate e suffragare da ragioni di carattere economico e finanziario. Se però qualcuno ritenesse che la via per condurre l'istituto Fermi alla statizzazione sia quella battuta in questi giorni, posso assicurare che tali mezzi conducono esattamente al conseguimentodell'effetto opposto.".(17)
Il suono di queste parole, al termine della sconcertante polemica, non si era ancora completamente dissolto che il 4 ottobre 1964 si svolse la cerimonia ufficiale d'inaugurazione della nuova sede dell'Istituto Tecnico Industriale Provinciale "Enrico Fermi".

Palestra in Costruzione

Palestra in costruzione

Edificio in Costruzione

Edificio in costruzione

NOTE

(1) Sull'istituto Tecnico Industriale Provinciale "Enrico Fermi" di Modena ho potuto rintracciare: A. RINALDI, Ricerca sugli istituti medi superiori di competenza della Provincia di Modena, Modena 1990. Si tratta di un dattiloscritto, conservato presso l'archivio dell'Amministrazione Provinciale di Modena, frutto di una ricerca finanziata con una borsa di studio, all'interno del quale si possono leggere alcune pagine dedicate alla vita della scuola.
Altre notizie sono rintracciabili sul periodico bimestrale dell'Amministrazione Provinciale modenese La Provincia di Modena soprattutto nel numero di gennaio/febbraio 1983 in occasione del venticinquesimo anniversario della scuola, ed in modo meno organico nel numero di gennaio/febbraio/marzo/aprile 1992 in occasione del trentacinquesimo.
Qualche riga viene dedicata all' "Enrico Fermi" anche da Giuliano Muzzioli, a pag. 388 del suo libro Modena, dove l'autore individua con grande precisione alcuni degli aspetti fondamentali del ruolo dell'istituto tecnico provinciale nell'economia modenese degli ultimi quarant'anni.

(2) Per un panorama completo sulla vita della Provincia di Modena in quegli anni si rimanda a: Amministrazione della Provincia di Modena, Attività della Deputazione Provinciale dal 1945 al 1951, Carpi 1951.

(3) La storiografia di questi ultimi dieci anni ha proposto alcune interpretazioni sistematiche degli ultimi cinquant'anni della storia nazionale alle quali fare riferimento:
P. GINSBORG, Storia d'Italia dal dopoguerra ad oggi. Società e politica 1943 − 1988, Vol. I, Dalla guerra alla fine degli anni Cinquanta, e Vol. II, Dal "miracolo economico" agli anni '80, Torino 1989.
P. SCOPPOLA, La repubblica dei partiti. Profilo storico della democrazia in Italia 1945 − 1990, Bologna 1992.
S. LANARO, Storia dell'Italia repubblicana. Dalla fine della guerra agli anni novanta, Padova 1992.


(4) G: MUZZIOLI, Modena, Roma−Bari, 1993.

(5) Atti del Consiglio Provinciale di Modena, anno 1957, Vol. II, Modena 1958, pp.252 − 258.

(6) lbidem, pp.292 − 299.

(7) lbidem, pp. 406 − 407.

(8) Atti del Consiglio Provinciale di Modena, anno 1958, Vol. I, Modena 1959, pp. 384 − 385.

(9) Atti del Consiglio Provinciale di Modena, anno 1958, Vol. II, Modena 1959, pp. 113 − 118.

(10) Atti del Consiglio Provinciale di Modena, anno 1959, Vol. I, Modena 1960, p. 16 e pp. 84 − 113.

(11) Atti del Consiglio Provinciale di Modena, anno 1959, Vol. I, Modena 1960, pp. 92 − 95.

(12) Per la ricostruzione del numero degli studenti della scuola e delle loro variazioni, anche negli anni seguenti, ho utilizzato i dati conservati presso l'archivio dell'istituto E. Fermi (d'ora in poi AIEF).

(13) Atti del Consiglio Provinciale di Modena, anno 1961, Vol. I, Modena 1962, pp.456 − 463.

(14) A questo proposito può essere utile leggere la documentazione a stampa prodotta dagli stessi protagonisti della politica scolastica:
G. MEDICI, Introduzione al piano di sviluppo della scuola, Roma 1959.
SVIMEZ, Mutamenti della struttura professionale e ruolo della scuola, Roma 1961.
MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE, Relazione della Commissione d'indagine sullo stato e sullo sviluppo della pubblica istruzione in Italia, 2 voll., Roma 1963.
MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE, Relazione sullo stato della pubblica istruzione in Italia e linee direttiva del piano di sviluppo pluriennale della scuola per il periodo successivo al 30 giugno 1965, presentata dal Ministro della P.I.. on. Luigi Gui, 2 voll., Roma 1964.

(15) Atti del Consiglio Provinciale di Modena, anno 1962, Vol. II, Modena 1963, pp. 108 − 116.

(16) Atti del Consiglio Provinciale di Modena, anno 1964, Vol. I, Modena 1965, pp. 468 − 470 e 485 − 506.

(17) lbidem, pp.569 − 577.